M5S nella bufera: tutti i guai con la magistratura tra Quarto, Livorno e Parma

M5S nella bufera: tutti i guai con la magistratura tra Quarto, Livorno e Parma
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Giovedì 12 Maggio 2016, 12:39 - Ultimo aggiornamento: 12:40
 
A Quarto c’è stato il primo flop di governo dei Cinque Stelle. In Campania, il Movimento si è accorto di colpo come non basti avviare un’esperienza amministrativa con un clic e poi abbandonarla a se stessa. La sindaca del comune flegreo Rosa Capuozzo non era indagata. L’indagine dell’anti camorra l’ha solo sfiorata e ha coinvolto il consigliere più votato di tutta Quarto che ora è accusato di voto di scambio ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Ma la sindaca Capuozzo determinata ad andare avanti, nonostante Roberto Fico e Luigi Di Maio scottati dal caso volessero azzerare tutto, fu comunque espulsa dal M5S perché rifiutava di dimettersi.

Ora anche le due città più grandi in mano al M5S  si trovano ad avere problemi con la giustizia. Livorno, capitanata dal sindaco Filippo Nogarin ora indagato, è alle prese con un’inchiesta per bancarotta fraudolenta. I magistrati stanno indagando sull’enorme debito di Aamps, maxi partecipata dei rifiuti 100% pubblica. Nogarin si è trovato di fronte a un bivio: ricapitalizzare, strada per la quale era propenso il vecchio cda poi silurato dal sindaco, oppure concordato fallimentare? Nogarin, in accordo con il suo assessore al bilancio Gianni Lemmetti, ha scelto la seconda opzione portando i libri in tribunale. I giorni in cui è apparsa chiara la prospettiva del concordato sono stati giorni dolorosissimi per i Cinque Stelle. Tre consiglieri di maggioranza, contrarissimi a questa strada perché preoccupati per l’indotto e la sorte dei lavoratori, sono stati espulsi. Il M5S nazionale ha provato a reggere l’urto contrattaccando: ripetevano che l’Aamps non era altro che un covo di colletti bianchi assunti grazie ai vecchi partiti. Ed esaltavano il loro sindaco, grazie al quale,  dicono oggi , sono stati assunti trenta spazzini precari. Le assunzioni erano una condizione che il capogruppo di maggioranza Batini aveva posto al sindaco Nogarin per poter votare a favore del concordato. Peccato che quei contratti siano stati firmati dopo, quando l’Aamps e i suoi debiti avevano già fatto il loro ingresso trionfale in tribunale, e la mossa sia costata un avviso di garanzia al primo cittadino.

A Parma, sotto la lente della magistratura sono finite le nomine del Teatro Regio. La fissa dei bandi pubblici del Movimento 5 stelle stavolta pare non aver portato bene. La giunta, guidata da Federico Pizzarotti, aveva emesso un «bando per la ricognizione esplorativa» per l'incarico di direttore generale. L'avevano chiamato così. Una selezione pubblica, insomma. Il presunto abuso d’ufficio commesso dal sindaco Federico Pizzarotti, dall'assessore alla cultura Laura Maria Ferraris e da tre componenti del cda che si occuparono di quella selezione, secondo il pm Amara, sta nel aver orchestrato il bando e poi non averne tenuto minimamente conto. Dei trenta cv arrivati, erano emersi sette candidati papabili. Tra questi non c’erano Anna Maria Meo e Barbara Minghetti, poi nominate ufficialmente alla guida del Regio. 
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