A Reggio Calabri, quindi, a operava un «comitato d'affari» composto da dirigenti e funzionari pubblici e imprenditori, capace di gestire la «macchina amministrativa comunale» nell'interesse della ' ndrangheta. Il comitato, aggirando la normativa antimafia, riusciva ad orientare la concessione di appalti multimilionari in favore di holding imprenditoriali riconducibili alle cosche. Nell'operazione, a due società operanti nel settore della depurazione delle acque e di fornitura di servizio idrico integrato, è stata contestata la responsabilità amministrativa da reato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA