Roma, morto l'ex ministro Willer Bordon: è stato docente a La Sapienza

Willer Bordon
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Martedì 14 Luglio 2015, 13:46 - Ultimo aggiornamento: 16 Luglio, 10:54

«Spirito vivacissimo», eclettico, libero; uomo dai molti interessi sempre concreti; un costruttore di novità: il «Tex» Willer (gli amici lo definivano così anche per la velocità di eloquio) Bordon della politica italiana non c'è più, ucciso da una malattia a soli 66 anni. L'uomo che ha chiuso la sua carriera politica con un lucido e scintillante libretto («Manifesto per l'abolizione del partiti politici») che riecheggiava un saggio di Simone Weil. E in effetti di formazioni e sigle di partito o movimenti ne ha attraversati tante (Pci- Alleanza democratica- Margherita-Idv- Democratici-Unione democratica).

Il friulano Ettore Rosato traccia un secco ritratto del conterraneo: «Non era un trasformista, semmai un innovatore.

Willer ha sempre battuto strade nuove, cercando sintonia con i cittadini. Sapeva cogliere, come pochi altri, il nuovo che maturava nel paese. Sapeva intuire con fiuto raro e intelligenza accorta. Mai fermo sulle sue posizioni. Ai suoi amici e collaboratori amava ripetere che i solo "i paracarri non cambiano mai idea". E tutti oggi riconoscono a Bordon questa inquietudine politica, amici ed avversari,protagonisti e comparse della politica, tutti ugualmente affascinati da quel suo contagioso sorriso. Nato a Muggia il 16 gennaio 1949, protagonista di una carriera politica di successo, è stato due volte ministro della Repubblica: prima ai Lavori pubblici e poi all'Ambiente. Gli costò molto, da ministro dell'Ambiente, una dura polemica per le antenne fuori norma dei ripetitori di Radio Vaticana a Ponte Galeria; arrivò a minacciare di «togliere la corrente» agli impianti affinchè quei luoghi,coperti da extraterritorialità, non si diffondessero in territorio italiano onde potenzialmente dannose per la salute dei cittadini. Ed è stato anche sottosegretario ai Beni culturali durante il governo Prodi. Bordon ha iniziato la scalata nella sua Muggia dove è stato a lungo sindaco del Pci. Nel 1987 è stato eletto per la prima volta alla Camera dei deputati.

Iscritto (e dirigente) del Pci locale, da subito espresse le sue simpatie radicali, prendendo contemporaneamente la tessera del partito di Marco Pannella. Un gesto "forte" per quell'epoca. Nei primi anni Novanta è uscito dal Pci per aderire ad Alleanza democratica, che ha contribuito a fondare. Successivamente ha partecipato a numerose avventure politiche tra cui la fondazione dell'Italia dei valori e dei Democratici. Ha quindi aderito alla Margherita, salvo lasciarla nel settembre del 2007. Il 16 gennaio 2008, nel giorno del suo compleanno, come aveva annunciato esattamente un anno prima , si è dimesso da senatore. «Il mio non è un atto di rassegnazione, nè tantomeno un gesto aventiniano, ma un atto forte di testimonianza di chi sente il dovere di difendere le istituzioni dalla deriva di sfiducia che investe la politica. Così non si può più andare avanti: siamo giunti al punto di rottura [...] un sistema di rendite, spesso difese da prassi consolidate, connotate dal privilegio quando non dall'illegalità. C'è un vuoto di credibilità di un intero gruppo dirigente. I privilegi vengono considerati insopportabili perchè incardinati in un ceto politico che si giudica inefficiente», disse quel giorno. Un anno prima aveva preso impegno di dimettersi durante una trasmissione in Tv firmando un «contratto con gli italiani».

E dopo la politica ha iniziato l'ennesima avventura stavolta imprenditoriale e sempre di successo come socio fondatore, presidente e amministratore delegato della Enalg, società di produzione di biocombustibile da biomasse algali. Da ultimo, ha restituito alla città di Roma il Teatro Quirinetta.