Misure antiterrorismo/La Ue schederà tutti i passeggeri aerei

di Paolo Graldi
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Sabato 5 Dicembre 2015, 00:07 - Ultimo aggiornamento: 00:30
Tutti d’accordo. I 28 Paesi della Ue si scambieranno informazioni sui passeggeri che voleranno in Europa: identità, tracciabilità e altri dati.
I corridoi usati dai foreign fighters si restringono. È uno dei tanti segnali dell’emergenza che l’intero continente (ma ora nuovamente anche gli Usa) vive in queste ore. Tutto questo va benissimo, ogni innalzamento dei livelli di sicurezza è utile, ma non dimentichiamoci che tra gli ultimi terroristi conosciuti fiorivano moltissimi passaporti falsi. E noi, a Roma, abbiamo in più il problema del Giubileo. Con frasi ben dosate di calda accoglienza rivolte ai pellegrini prossimi venturi del Giubileo della Misericordia ormai alle porte, monsignor Rino Fisichella ha parlato di “garanzia totale” che non accadrà nulla sul fronte della temibile minaccia terroristica, anche se, ha voluto precisare, «è necessaria la debita vigilanza». Si è spinto anche oltre tratteggiando la figura dei furbi che, quelli sì, potrebbero profittare dell’ingenuità dei pellegrini per farne «occasione di illeciti guadagni».

Un’analisi giocata sul filo di una impercettibile scaramanzia ma che, vista in controluce, lascia trasparire quella che è e resta un’ipotesi niente affatto campata in aria. Saremo all’allerta quattro, il massimo livello di vigilanza previsto in questi casi e che abbiamo visto applicato dopo l’eccidio del 13 novembre a Parigi. Segnali di pericolo specifici, riferiscono i Servizi di sicurezza al governo, non ce ne sono o almeno non ne sono stati raccolti e tuttavia la maglia protettiva riguarda, sul territorio nazionale, 1200 luoghi, tenuti sotto controllo ravvicinato. Il quale dato, da solo, fa intendere che l’anno che si apre insieme con lo spalancarsi della porta santa in Vaticano mobilita tutte le risorse in campo, i servizi in prima linea e tuttavia in ombra e poi le forze dell’ordine con i rispettivi apparati investigativi.

Diverse ragioni militano a favore della tesi secondo la quale l’Italia non dovrebbe essere esposta ad un evento considerato ineluttabile. Siamo nel mirino del Califfato come gli altri, non più degli altri. Anche noi abbiamo i nostri foreign fighters (partiti per la guerra agli infedeli, addestrati e manipolati a dovere e poi tornati in patria col proposito di lanciare assalti sanguinari) e tuttavia questo viene valutato come un pericolo meno esteso, meno radicato, meno profondo che altrove, come i fatti francesi e i timori inglesi di attacchi suicidi imminenti, fanno temere.

Controlli a tappeto e prevenzione stretta, rassicurano i responsabili, dovrebbero mostrarsi all’altezza di ogni e qualsiasi malaugurato progetto di attacco: insomma nessuno è a rischio zero ed anzi si mette apertamente nel conto anche qualche eventualità assai grave.

Del resto il fronte della “guerra” all’Isis vede impegnate potenze come la Francia, l’Inghilterra e da ieri anche la Germania con azioni niente affatto dimostrative, coordinate nei cieli che sovrastano le roccaforti dei terroristi, impegnati peraltro a fronteggiare i colpi dell’aviazione di Putin che ha nel mirino l’intero complesso dello smercio del petrolio in Iraq e Siria.

L’emergenza che, comunque la si voglia interpretare, investe direttamente anche l’Italia ha messo in moto un’azione di governo anche sul fronte delle risorse, degli uomini mobilitati alle nuove necessità e dei mezzi di cui non era più possibile procrastinare una incisiva revisione. Tutto ciò che era oggetto di attenta analisi, dopo i massacri di Parigi, è divenuto tremendamente urgente e così il governo ha subito messo in campo seicento milioni cash per arrivare a un miliardo di euro, si spera, in un futuro visibile. La polemica politica sullo stato di affaticamento anche numerico degli uomini in campo ha imposto una decisa accelerazione: se il nemico è tanto temibile (e probabile) la risposta deve essere altrettanto adeguata.

E poiché il coordinamento tra i servizi di sicurezza auspicato dai governi europei, che sarebbe indispensabile e urgente, incontra gli scogli degli interessi nazionali, delle gelosie e di una tradizione secondo la quale ognuno per sé, ci vorrà ancora tempo e buona lena affinché la proposta di Matteo Renzi di un servizio unificato si concretizzi in una piattaforma operativa davvero condivisa.

Del resto anche gli americani (Fbi e Cia più altre Agenzie) hanno detto alla delegazione del Copasir che i tempi non sono maturi per mettere nel medesimo cesto conoscenze e strategie. In casa nostra il Dis guidato dall’ambasciatore Gianpiero Massolo assicura la centralità di un coordinamento tra Aise e Aisi, forzando verso indefettibili convergenze i distinguo che hanno da sempre animato le due ali dei nostri servizi di sicurezza. Aisi e Aise collaborano, assicurano i vertici e dunque la filiera che porta alle decisioni politiche dovrebbe essere assicurata.

Su un piano più generale al Viminale si allineano le strategie da subito operative come per esempio il controllo ravvicinato delle liste passeggeri (sei mesi in chiaro e poi quattro anni e mezzo nella memoria delle compagnie), considerato un filtro indispensabile per tenere sotto la massima pressione il via vai di soggetti ad alto rischio, come le recenti esperienze hanno largamente dimostrato, mostrando falle vistose nella rete di controlli.
In questo quadro s’inserisce la decisione di tenere in vigore Schengen, caposaldo della libera circolazione fra gli Stati membri dell’Unione: l’idea di blindare le frontiere “non è compatibile con la volontà di accoglienza dei pellegrini”.

Ai quali pellegrini vengono intensificate le raccomandazioni, perfino quelle relative ai bagagli. Pochi e agili per facilitare lo screening dei metal detector. Ciascuno dovrà sentirsi sentinella di sé stesso rifiutando di cambiare abitudini ma anche aggiornando la attenzione che si deve esercitare nei luoghi pubblici.

Forse non c’è niente di davvero inevitabile nei confronti di un attacco suicida che si scatena all’improvviso in un luogo e in un momento indefiniti e tuttavia i comportamenti individuali e collettivi possono, anziché aggravare, semplificare l’uso di un ombrello il più grande e il più impermeabile possibile. Qualcuno è tentato di scandire i giorni e le ore che ci separano dal primo grande evento del Giubileo con una specie di conto alla rovescia accanto agli articoli che illustrano la situazione della sicurezza. Suona male, pare un macabro gioco. Diverso è rappresentare l’accoglienza di Roma ai pellegrini di monsignor Fisichella: i progetti all’inizio erano 131, ne sono rimasti 31 ma non possiamo dire se saranno ultimati. Riguardano, per lo più, la manutenzione dei marciapiedi.