«Non è questo il tempo di puntare il dito o di cadere nei luoghi comuni. Piuttosto, chiediamo al Signore di saper accogliere la sua luce che viene dall'alto». È quanto ha detto il vescovo della diocesi di Lamezia Terme, mons, Luigi Antonio Cantafora, nel corso dell'omelia ai funerali collettivi dei sette ciclisti morti domenica sulla statale 18. Nell'incidente sono morti Rosario Perri, di 55 anni; Francesco Stranges (51); Vinicio Puppi (48); Giovanni Cannizzaro (58); Pasquale De Luca (35), Domenico Palazzo (46), Fortunato Bernardi (58). Sono rimasti feriti Gennaro Perri, Fabio Davoli e Domenico Strangis.
«La ragione - ha aggiunto mons. Cantafora - cerca risposte, il cuore cerca risposte, la fede cerca risposte. È solo alla luce di Gesù, il crocifisso risorto, che noi possiamo capire anche le vicende di persone che hanno sofferto, come Giobbe che non se la prende con nessuno ma entra nel mistero. Noi abbiamo sempre bisogno di capire le dinamiche, spiegare le cause di fatti così terribili, attribuire le colpe: e quindi è cominciata la ridda di sentimenti contrastanti e di sfoghi legittimi». «Ma davanti a questi nostri fratelli, davanti al dramma della vita e della loro morte - ha detto il Vescovo - le domande si fanno più profonde, le domande cercano risposte, oltre che in noi soprattutto nella parola di Dio. Davanti alla morte noi restiamo attoniti; davanti a queste morti siamo inermi e profondamente rattristati. Eppure, pur nelle modalità terribili con cui la morte talvolta accade, apriamoci al mistero di Dio. La morte non è l'ultima parola ma è stata attraversata dalla vita per sempre». «Nel cuore della domenica - ha concluso mons. Cantafora - la notizia dell'incidente di questi nostri fratelli ci ha travolti, ha gettato tutta la città in un turbine di dolore. Ha parlato al cuore di tutti gli uomini e di tutte le donne d'Italia. Che possiate tutti, anche i ciclisti feriti, sentire la preghiera e l'affetto della Chiesa e il sostegno giusto e generoso della società civile. Possa Lamezia Terme distinguersi per la benevolenza e l'amore, per il perdono, per il suo alto senso civico e la pace».
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