Il procuratore di Rieti: «Fari accesi su ditte e privati: rischia chi ristrutturò male»

di Sara Menafra
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Martedì 30 Agosto 2016, 07:55
dal nostro inviato
Procuratore Giuseppe Saieva, la sua procura, a Rieti, lavorerà a tutto campo, l'ha già detto. Ma con quale ordine? Una delle priorità è per gli edifici pubblici che hanno causato vittime?
«E' possibile, anche se i casi sono rari. Gli edifici pubblici senza vittime potrebbero essere stralciati dall'indagine principale, come nel caso della scuola elementare di Amatrice. Appena avrò tutti gli atti in mano sceglierò la polizia giudiziaria giusta per lavorare all'indagine. Gli spunti investigativi sono molti, alcuni provengono persino dagli approfondimenti fatti dai giornali».

Le aziende che hanno fatto le ristrutturazioni dopo i terremoti passati potrebbero essere al centro delle indagini?
«I nomi che ho letto sui giornali finora non li avevo mai sentiti. Ma sicuramente faremo degli accertamenti sulle aziende che hanno effettuato i lavori, per capire chi e come ha lavorato».

L'imprenditore Gianfranco Truffarelli, che ha eseguito la ristrutturazione della scuola Capranica di Amatrice, dice che nel capitolato di appalto non era previsto l'adeguamento sismico ma solo la messa in sicurezza. In questo caso rischia qualcosa?
«E' presto per dirlo. Prima dobbiamo acquisire gli atti dell'appalto dalla gara all'aggiudicazione fino al collaudo. Solo dopo potremo sapere quali siano le esatte responsabilità di tutti i coinvolti».
Dalle prime valutazioni dei vigili del fuoco sembra emergere il fatto che alcune case abbiano subito nel tempo interventi anomali, forse abusivi. E' possibile? E come si faranno ad accertare le responsabilità in questo caso?
«Chi fa i lavori abusivi non è in possesso di documentazione, dunque gli accertamenti potrebbero essere complicati. Per i lavori disposti da strutture pubbliche c'è un'erogazione di denaro che lascia traccia, dunque ricostruire l'iter sarà più semplice».

Spieghiamo meglio le indagini che riguarderanno le abitazioni private, anche solo in via teorica ma per chiarire. Cosa rischia chi ha apportato migliorie senza fare adeguamento o miglioramento sismico?
«Ogni ristrutturazione deve essere l'occasione per ristrutturare la struttura portante. Se crolla e non avevo fatto l'adeguamento sismico questo fattore può essere un elemento di indagine. Nel caso in cui io non ho fatto l'adeguamento sismico ma controllando le macerie si capisce che ho posto in essere una condizione dell'evento morte di qualcuno, in astratto ci potrebbe essere una ipotesi di omicidio colposo. Ma stiamo parlando di ipotesi».

Ci sono casi limite?
«Nel caso della scossa forte oltre la resistenza prevista dalla legge, non ci sono responsabilità penali».
E' una traccia che potreste seguire o vi concentrerete solo sugli edifici pubblici?
«Stiamo lavorando su tutto, anche perché l'azione penale è obbligatoria».

Qual è la sua impressione? Perché in Italia ciclicamente ci sono tutte queste vittime quando accade un terremoto?
«Credo bisognerebbe avviare una riflessione più seria sul patrimonio immobiliare. Noi quasi non abbiamo città di fondazione, ma parliamo di borghi medievali o comunque secolari. Consideri che Amatrice è stata ricostruita dopo il 1703 quando ebbe un grossissimo terremoto distruttivo, molti immobili risalgono a quell'epoca. In altre città gli edifici sono ancora precedenti. In occasione del terremoto del 1703 crollarono 3 arcate del Colosseo, si immagini da quanto tempo è noto che Amatrice è una zona fortemente sismica».

In questi anni sono forse mancate sufficienti accortezze? Non ci sono veri adeguamenti sismici, mancano le esercitazioni anti terremoto.
«Non voglio fare polemiche su questo tema, non sarebbe adeguato al mio ruolo»,

La vostra priorità in questi giorni è stata l'identificazione di tutti i corpi trovati sotto le macerie. E' un lavoro completato?
«Non del tutto. Abbiamo avuto anche alcune situazioni un po' complicate come il caso di una salma che aveva una doppia identificazione da due famiglie diverse. Il viso non era identificabile e due nuclei avevano reclamato il corpo. Da una parte c'era una fede che sembrava essere stata riconosciuta da una famiglia, ma solo il dna ci ha permesso di riconoscere con certezza chi fosse quella persona».