Anno giudiziario, polemica tra Davigo e Orlando: «Non violi indipendenza magistratura»

Anno giudiziario, polemica tra Davigo e Orlando: «Non violi indipendenza magistratura»
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Sabato 28 Gennaio 2017, 12:19 - Ultimo aggiornamento: 30 Gennaio, 09:03

Il ministro della Giustizia non vuole parlare di scontro. Ma la tensione tra l'Associazione nazionale magistrati e il governo resta alta. Dopo la scelta senza precedenti del sindacato delle toghe di disertare il rito solenne di inaugurazione dell'anno giudiziario in Cassazione, all'analoga cerimonia che si svolge due giorni dopo nell'Aula Magna della Corte d'appello di Milano il leader del sindacato delle toghe Piercamillo Davigo interviene e rivolge un attacco diretto a Andrea Orlando, accusandolo di voler violare uno dei principi cardini della Costituzione, l'indipendenza della magistratura.

Un'accusa che il Guardasigilli respinge con decisione («non mi considero un nemico della magistratura»), mentre richiama le toghe a non cedere al corporativismo, perché il rischio è la «delegittimazione di tutto il sistema». Oggetto del contendere è sempre la norma con la quale il governo ha disposto il trattenimento in servizio sino a 72 anni dei soli vertici della Cassazione, lasciando per tutti gli altri magistrati l'età della pensione a 70 anni. Così «il governo decide chi fa il giudice. I magistrati prorogati sono di sicuro i migliori, ma se passa il principio che il governo può scegliere, in futuro potrebbe scegliere i peggiori», dice l'ex pm di Mani Pulite, in un intervento applaudito e in cui non nasconde l'emozione per essere a Milano, sua sede di lavoro per 25 anni. Quindi l'affondo diretto al ministro: «io certamente non voglio essere ricordato come il presidente dell'Anm che ha abdicato sulla difesa dell'indipendenza della magistratura, signor ministro spero che lei non voglia essere ricordato come quello che ha provato a violarla». «Non credo che si stia attentando all'autonomia della magistratura perché si modifica l'età pensionabile, perché allora non mi saprei spiegare perché l'Anm non ha protestato quando si decise a suo tempo di portare l'età pensionabile da 70 a 75 anni - replica polemicamente Orlando, rispondendo alle domande dei giornalisti -. Non mi considero un nemico della magistratura, credo di averne tutelato l'autonomia e l'indipendenza in questi anni e di averlo dimostrato». Poco prima, intervenendo alla cerimonia (nel corso della quale ha anche affermato la volontà di arrivare all'introduzione del reato di tortura nel codice penale) il Guardasigilli ha già lanciato il suo monito alle toghe, avvertendole di non cadere nell'insidia del corporativismo. Ma soprattutto ha difeso il suo impegno per far fronte alle scoperture degli organici del personale amministrativo degli uffici giudiziari, parlando di 5100 nuove unità previste. Parole che sono anche una risposta all'allarme appena lanciato dal Procuratore generale di Milano Roberto Alfonso, che pur riconoscendo gli «sforzi» del Guardasigilli, descrive una giustizia «al collasso» proprio per la carenza di personale. Quella di Alfonso è una preoccupazione diffusa in tante altre realtà giudiziarie. Come a Roma, dove il presidente della Corte d'appello Luciano Panzani, si dice convinto che la crisi della giustizia sia «prima di tutto dovuta alla mancanza di strutture, uomini e mezzi».

E dalla capitale arriva un altro sos. «Interi settori della legalità sono sommersi dalla prescrizione», l'anno passato il 38% dei procedimenti sono finiti nel nulla, segnala il Pg Giovanni Salvi, che su un caso giudiziario ancora aperto, quello sulla morte del giovane ricercatore Giulio Regeni, rivendica il lavoro svolto dalla procura di Roma: «ha saputo ottenere significativi passi avanti nella cooperazione con l'Egitto, rifiutando verità di comodo».

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