Legnini (Csm): «Arriva una circolare
per le procure: serve una maggiore responsabilità»

Legnini (Csm): «Arriva una circolare per le procure: serve una maggiore responsabilità»
di Cristiana Mangani
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Sabato 28 Gennaio 2017, 00:08 - Ultimo aggiornamento: 10:20

È di ritorno dal Quirinale, il vice presidente del Csm, Giovanni Legnini. C’è stato con una delegazione, per celebrare la giornata della memoria. Un evento che segue il plenum di mercoledì scorso, al quale per la prima volta, hanno partecipato la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello e il professor Marcello Pezzetti. Una seduta dove è stata presentata la Carta d’Intenti sottoscritta ad Auschwitz con il Miur e l’Ucei.
Oggi sarà all’Aquila per l’inaugurazione dell’anno giudiziario delle corti d’Appello. Una scelta fortemente voluta, perché è la sua terra e perché, insieme con altre regioni del Centro Italia, è afflitta da tragedie e calamità naturali senza precedenti. «Vado lì - spiega - per manifestare sostegno agli uffici giudiziari di quel distretto e per stringermi al dolore dei famigliari delle vittime e ad una comunità che deve riprendere un cammino di speranza, dopo le recenti tragedie che si aggiungono a quelle del terremoto del 2009».

Una rinascita legata principalmente alla ricostruzione, con il pericolo continuo di infiltrazioni mafiose e di corruzione. Eppure, dice il presidente della Cassazione Giovanni Canzio, i processi per corruzione continuano a essere pochi. C’è una strada per contrastarla?
«La corruzione, per sua natura, fatica ad emergere perché il corruttore e il corrotto non hanno ovviamente alcun interesse a che ciò avvenga. Ed è anche questo che determina la distanza tra corruzione percepita e corruzione accertata, della quale si è parlato durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario in Cassazione».

In che modo ci si può difendere?
«La lotta alla corruzione deve essere una priorità per la credibilità del nostro Paese, che deve procedere su un doppio binario: quello culturale-preventivo e quello giudiziario, sapendo che non tutto può essere riversato sulle forze dell’ordine e la magistratura. Passi avanti sono stati fatti, come rilevato dal Greco del Consiglio d’Europa (gruppo di Stati contro la corruzione, ndr), ma altri vanno ancora fatti».

La giustizia, intanto, sebbene ci siano stati progressi nel civile, continua a procedere molto lentamente. E il cittadino resta sospeso in attesa di un giudizio che tarda ad arrivare.
«Non c’è alcun dubbio che il fattore tempo, oltre a inverare il principio costituzionale della ragionevole durata è decisivo per rendere il processo più giusto. Troppo a lungo e troppo spesso, l’unica verità che rimane sul campo e che viene percepita dall’opinione pubblica, è quella dell’accusa. Si tratta di una anomalia che produce effetti inaccettabili sulle persone indagate e alimenta una sfiducia nella giustizia. La battaglia sui tempi è la più importante da vincere, se si vuole una giustizia più giusta».

Tempi lunghi, ma anche processi mediatici, fughe di notizie, e pubblici ministeri troppo autoreferenziali. Tanto che il presidente della Cassazione ha ipotizzato delle “finestre di controllo sulle inchieste”. Non sarà un ritorno alla figura del giudice istruttore?
«Condivido l’allarme lanciato dal presidente Canzio e dal Pg. Ciccolo, si tratta sia di indicazioni rivolte al legislatore che di autorevoli richiami al rispetto dei doveri e delle norme processuali già vigenti».

Il Csm cosa può fare?
«Il Consiglio, ed in particolare la VII Commissione, ha avviato da tempo un lavoro molto impegnativo per emanare una nuova circolare sugli uffici di Procura. Nelle prossime settimane terremo un confronto con tutti i procuratori distrettuali per ascoltare le loro idee e i loro suggerimenti».

Quali le possibili soluzioni?
«Non posso rivelare il contenuto della nuova circolare per rispetto del lavoro della Commissione, e perché vogliamo prima ascoltare le proposte dei procuratori. Una parte dei problemi che molto spesso vengono denunciati da più parti, potrebbero trovare risposta nel rafforzamento delle misure e capacità organizzative degli uffici di Procura. Occorre ricercare un equilibrio nuovo e più avanzato tra i poteri del capo dell’ufficio e l’autonomia dei singoli pm, sulla base delle vigenti disposizioni dell’ordinamento giudiziario ed affermando la responsabilità di ciascuno».

Non si rischia di limitare l’autonomia del singolo magistrato?
«L’autonomia trova piena tutela nell’ordinamento. Ciò che vorremmo tentare di fare è un’operazione analoga a quella sulle intercettazioni telefoniche, a seguito delle circolari di alcune importanti procure. Dunque, no alla gerarchizzazione, sì alla migliore definizione degli ambiti di responsabilità di ciascuno dei pm, affinché sia assicurato il rispetto delle norme che nel codice sono ben chiare. Ad esempio quelle sull’obbligo alla riservatezza e sulle modalità di comunicazione dell’andamento e dell’esito delle indagini. Un argomento sul quale si è soffermato il pg Ciccolo. Penso anche, che bisogna fortemente valorizzare, come già sta accadendo, il ruolo di coordinamento del pg della Cassazione e di quello delle Corti d’appello, in attuazione delle disposizioni contenute nell’articolo 6 del decreto legislativo 106/2006».

Se i malesseri della giustizia sono i tempi e la sovraesposizione di alcuni magistrati, viene da chiedere allora quanti siano i procedimenti disciplinari aperti dal Consiglio superiore.
«Il procedimento disciplinare funziona. Spesso però, anche sui mezzi di informazione, vengono confusi i poteri del Csm con quelli che spettano ai titolari dell’azione disciplinare. Spetta al pg della Cassazione e al Ministro della giustizia l’esercizio dell’azione disciplinare. Molto spesso sento invocare l’intervento del Csm ma sono solo tali organi ad avere il potere di formulare le incolpazioni. E quando ciò accade, la decisione della Sezione disciplinare arriva in tempi ragionevoli, con sentenze improntate ad equilibrio e rigore. Sono le cifre di cui disponiamo che lo dimostrano».

Quali i dati?
«Dati rilevanti, che parlano di 391 procedimenti definiti in due anni con 124 sentenze di condanna, 118 di assoluzione e per le altre, ordinanze di non luogo a procedere a seguito di richiesta del pg. Significativi sono i dati del 38 per cento di condanne relativi ai ritardi nel deposito delle sentenze e del 23 per cento per le scarcerazioni ritardate».

Alla luce di questi risultati sono aumentati i procedimenti disciplinari?
«Sì, i procedimenti disciplinari e le sentenze sono in aumento, così come lo sono gli esposti e le denunce sulle incompatibilità. E su questo da tempo invochiamo l’intervento del legislatore, peraltro contenuto nelle conclusioni della Commissione ministeriale appositamente istituita. La capacità di intervento per incompatibilità prevista dall’articolo 2 della Legge sulle guarentigie è purtroppo molto depotenziata. Per questo una parte importante delle istanze provenienti dai cittadini e dagli Uffici rimane insoddisfatta».

C’è poi la protesta dell’Anm, che lamenta organici ridotti e la mancanza di una norma sull’età pensionabile.
«Le scoperture di organico sono molto rilevanti, circa 1200, non sostenibili per gli uffici. Il prossimo ingresso dei Mot (magistrato ordinario di tirocinio), 310 ai quali nei prossimi giorni assegneremo le sedi e i concorsi in fase di espletamento, risolveranno una parte consistente del problema. Bisogna accelerare, e penso che sia necessario prevedere a un concorso straordinario, magari con accesso diretto per i laureati più meritevoli, con voto di laurea elevato».

Resta il noto sull’età pensionabile, quale la vostra posizione?
«La posizione del Csm è nota: 72 anni a regime. A decidere comunque sono il parlamento e il governo. Mi auguro solo che si pervenga ad una soluzione definitiva e stabile, al più presto».

La presenza del premier Gentiloni alla Cerimonia di inaugurazione in Cassazione, dopo l’assenza di Renzi dello scorso anno, che significato politico ha?
«Il significato politico non lo deve chiedere a me.

Ciò che è certo è che la sua presenza è stata un segnale importante insieme a quella molto estesa dei rappresentanti di tutte le istituzioni. Auspico che i rapporti tra magistratura associata e governo riprendano al più presto, insieme all’approvazione delle riforme all’esame del Parlamento per proseguire nel percorso di innovazione della giustizia italiana, che è in corso da anni e che sta dando i primi frutti»

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