Truffa sui diritti tv, chiesti tre anni per il produttore Dammicco: avrebbe intascato un milione

Stefano Dammicco e la moglie Yvonne Sciò
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Giovedì 23 Gennaio 2014, 17:10 - Ultimo aggiornamento: 24 Gennaio, 16:01
Il pm di Milano Adriano Scudieri ha chiesto una condanna a 3 anni di carcere per il produttore Stefano Dammico , accusato di aver messo in piedi una truffa sui diritti televisivi da un milione di dollari quando era ad della Eagle Pictures spa, la casa di produzione e distribuzione cinematografica da lui fondata negli anni '80 e ora di proprietà di Tarak Ben Ammar. Società che è parte offesa del reato contestato a Dammico. Secondo le indagini, il produttore milanese, anche ex marito dell'attrice Yvonne Sciò, «con artifizi e raggiri, abusando del proprio ruolo di ad della Eagle Pictures», tra il 2006 e il 2007, avrebbe intascato «un ingiusto profitto» di poco più di un milione di dollari «con correlativo danno» per la casa di produzione.



In particolare, secondo l'imputazione, Dammico avrebbe acquisito «licenze di sfruttamento dei diritti» televisivi relativi «alla collana 'The Maki Collection' ed al film 'Little Fish»' da due società americane concordando un prezzo di circa 220mila dollari. Nel frattempo, però, avrebbe anche concordato con una società europea, intermediaria nella compravendita, un prezzo per gli stessi diritti di oltre 1,2 milioni di dollari, cifra che sarebbe stata versata dalla Eagle Pictures. Poi però, sempre secondo l'accusa, la società europea avrebbe versato soldi su un conto corrente a Lugano per «tale Aldo Subert», 'fantomaticò mediatore, quando in realtà di quel conto era beneficiario lo stesso Dammico.



La denuncia di truffa era stata presentata in Procura da Shlomo Blanga, socio di minoranza all'epoca, difeso dall'avvocato Franz Sarno e parte civile nel processo davanti al giudice Tremolada della quarta sezione penale di Milano, assieme alla Eagle Pictures, rappresentata dall'avvocato Davide Sangiorgio.
La sentenza è attesa per il prossimo 6 febbraio.
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