In particolare, secondo l'imputazione, Dammico avrebbe acquisito «licenze di sfruttamento dei diritti» televisivi relativi «alla collana 'The Maki Collection' ed al film 'Little Fish»' da due società americane concordando un prezzo di circa 220mila dollari. Nel frattempo, però, avrebbe anche concordato con una società europea, intermediaria nella compravendita, un prezzo per gli stessi diritti di oltre 1,2 milioni di dollari, cifra che sarebbe stata versata dalla Eagle Pictures. Poi però, sempre secondo l'accusa, la società europea avrebbe versato soldi su un conto corrente a Lugano per «tale Aldo Subert», 'fantomaticò mediatore, quando in realtà di quel conto era beneficiario lo stesso Dammico.
La denuncia di truffa era stata presentata in Procura da Shlomo Blanga, socio di minoranza all'epoca, difeso dall'avvocato Franz Sarno e parte civile nel processo davanti al giudice Tremolada della quarta sezione penale di Milano, assieme alla Eagle Pictures, rappresentata dall'avvocato Davide Sangiorgio.
La sentenza è attesa per il prossimo 6 febbraio.
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