Sorelline uccise a Lecco, il padre torna in Italia: «Non dovevo partire»

Sorelline uccise a Lecco, il padre torna in Italia: «Non dovevo partire»
di Luigi Fantoni
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Martedì 11 Marzo 2014, 14:53 - Ultimo aggiornamento: 12 Marzo, 13:59

Lo sguardo vuoto, un fantasma, la sagoma deambulante di un dolore. Ai Carabinieri che lo interrogano, consegna solo parole inutili, meccaniche, un mantra della sofferenza, non so perché sia successo, non so, non so, non so. Eccolo qui, Baskim, un automa movimentato dalla sua stessa pena, un padre senza più figlie, un non più padre, sbranato dal dolore dell’amputazione, a galleggiare nel buio di pensieri foschi, strazianti, irreparabili come il lutto, come la morte violenta delle sue tre bambine.

LA DONNA SI AGGRAVA

E così, mentre Edlira sprofonda nel buio delle sedazioni, mentre riceve la pietà di uno sconto transitorio alla coscienza, mentre, nell’ospedale dov’è ricoverata, le sue condizioni per il tentativo di suicidio si vanno aggravando, Baskim Dobrushi torna con tutto il suo dolore in quella che era stata casa sua, e cerca di spiegare, ma non sa.

Un uomo sfigurato dalla sofferenza, a chiedersi perché è accaduto, e cosa abbiano provato le sue bimbe prima di morire accoltellate dalla mamma, e se lui abbia fatto tutto il necessario per proteggerle, e dove abbia sbagliato, nel non accorgersi di quanto fosse grande, pericolosa, squilibrata, la disperazione della sua ex moglie.

L’INTERROGATORIO

Ecco il padre non più padre in viaggio verso Lecco, eccolo a riconoscere i corpi delle sue bambine, Simona, Keisi, Sidny, a sgranare i ricordi e i rimpianti e la sua disperazione come un rosario di colpe e di maledizioni. Racconta. Venerdì sera parte in auto per raggiungere il suo paese in Albania, «volevo spiegare alle nostre famiglie la fine del nostro matrimonio». Giura: no, no, «non avrei mai potuto immaginare, perché altrimenti non l’avrei lasciata sola, non sarei mai partito. Credevo che andasse tutto bene, i rapporti erano buoni, le davo la metà dei duemila euro che riuscivo a guadagnare». Credeva... e non si è accorto che già si andava attivando il corto circuito nella testa di una donna travolta dalla depressione, dall’incubo della miseria, dell’abbandono, della solitudine, da tutte le paure del mondo, reali, ma amplificate e deformate dalle sue fragilità.

LA FAMIGLIA

Lo avevano informato che aveva perso le sue figlie, Baskim, mentre era in Albania. Nella tarda serata di ieri era già a Chiuso, a casa del fratello, nel piccolo centro alla periferia della città lacustre dove vive da 15 anni, e dove un tempo aveva messo su quella famiglia che avrebbe lasciato nel febbraio scorso. Tre figlie, un altro in arrivo, un lavoro da metalmeccanico in una fabbrica. Poi la separazione, e ogni sequenza successiva conduce pian piano alla tragedia, senza che nessuno riesca ad accorgersene, a fermarla.

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