Shalabayeva di nuovo in Italia con la figlia
«Ho temuto per lei, non so se resterò»

Shalabayeva di nuovo in Italia con la figlia «Ho temuto per lei, non so se resterò»
di Cristiana Mangani
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Sabato 28 Dicembre 2013, 08:37 - Ultimo aggiornamento: 20:58

atterrata a Fiumicino alle 12,10 di ieri, con un visto temporaneo in tasca. Sbarcata dal volo di linea LH232 della Lufthansa, proveniente da Francoforte. Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Mukthar Ablyazov, è tornata a Roma con la piccola figlia Alua, a sette mesi di distanza da quella “extraordinary rendition” che ha portato l’Italia sull’orlo di una crisi di governo.

Sono stati la Farnesina e la mediazione del ministro Emma Bonino a ricucire quello strappo umano e civile provocato da un’operazione non proprio trasparente. E Alma non ha smesso un secondo di ringraziarli: non appena ha toccato il suolo italiano, la prima visita che ha voluto fare è stata proprio quella al ministro. Bonino l’ha accolta affettuosamente e ha regalato alla piccola Alua un orsetto di cioccolato.

Un incontro veloce, poi Shalabayeva è risalita in macchina per raggiungere via Veneto e il grande albergo dove ha deciso di incontrare i media. Più che una conferenza stampa è stato un grande sfogo: «Grazie, grazie Italia, grazie Bonino», ha detto sorridendo commossa. Non c’è stato spazio per le polemiche, ieri. Nessun commento sul Viminale, niente critiche alla polizia. La signora parlava mentre una delle figlie, Madina, le accarezzava il braccio. La piccola Alua, invece, è stata in disparte, fuori dalla confusione, in compagnia dei fratelli e di qualche giocattolo. «Ho temuto per la sua vita più che per la mia - ha detto tra le lacrime Shalabayeva - ci facevano continuamente delle foto e giravano dei video. Eravamo sempre seguite da un’auto. Ci sorvegliavano di continuo».

LA DESTINAZIONE

Dove andrà ora, Alma, resterà in Italia? «Non l’ho ancora deciso - ha spiegato - È il momento di stare con i miei figli». Più tardi, proprio il ministro Bonino chiarirà che la signora potrebbe scegliere di recarsi a Ginevra, dove vive parte della sua famiglia. «Del resto - ha aggiunto - è in possesso di un visto Schengen, spetterà solo a lei decidere dove stabilirsi».

Nelle prossime settimane arriveranno le eventuali azioni legali, ma ieri è stato il giorno della gioia, da trascorrere interamente con Madina, Madyar e Alua, che non la lascia un attimo. Dal momento in cui Alma si presenta alla stampa, non smette di ripetere quanto sia stato importante il ruolo «media indipendento, che hanno acceso i riflettori sul mio caso». Grazie anche al popolo italiano e soprattutto «a quei bambini e genitori della scuola di Casalpalocco», che frequentava la figlia, per «quei video messaggi che mi hanno fatto piangere. È stato veramente toccante».

IL MARITO

Emozionata e stanca, con un maglione azzurro, il viso pallido, pantaloni neri e un lungo cappotto, la donna kazaka ha brevemente raccontato gli ultimi «terribili mesi». Poi, il pensiero è andato al marito. «Non vedo l'ora di rivederlo», ha detto, lasciando intendere che andrà presto a trovarlo in carcere. Lui, Mukthar Ablyazov, detenuto in isolamento ad Aix en Provence dal 31 luglio scorso, non sa ancora che la moglie è tornata in Italia. I legali glielo diranno solo questa mattina. Sta aspettando l’udienza del 9 gennaio, quando i giudici dovranno esprimersi sulla richiesta di estradizione avanzata da Ucraina e Russia. La magistratura francese sembra credere poco alla persecuzione politica ed è probabile che deciderà di riconsegnarlo.

Sua moglie Alma sa quanto la sua libertà potrà costare al marito. «È intorno a lui - dice - che ruotano l'inizio e la fine della mia storia. Hanno rapito me e mia figlia a causa di mio marito. Ci hanno lasciate andare sempre a causa di mio marito: i kazaki sperano ora che apparire civili li aiuterà ad ottenere l'estradizione dalla Francia».

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