Agenzia del farmaco/La battaglia sbagliata su Milano

di Osvaldo De Paolini
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Venerdì 30 Giugno 2017, 00:05
C’è chi prova scandalo per il fatto che Milano sembra avere già perduto la gara sull’Ema, l’Agenzia del farmaco che in seguito alla Brexit dovrà traslocare altrove. Ma davvero la corsa milanese all’Ema era una priorità per il Paese? Davvero è il caso di invocare mobilitazioni nazionali per una questione poco più che locale, quando sul tavolo ci sono temi cruciali come i migranti, su cui l’Italia ha ingaggiato un braccio di ferro epocale, o la scommessa sulla crescita che fatica a radicare per i veti di Bruxelles legati al nostro debito?

Si resta basiti a leggere i toni di certi accorati appelli provenienti dal capoluogo lombardo, quasi che la città del Duomo non avesse la misura della gravità delle vere battaglie che sta combattendo il Paese; attorno ai quali, in questo caso sì, l’Italia intera dovrebbe fare quadrato per venire a capo di una situazione della quale ancora non si vede la fine. Peraltro, lo squilibrio tra aspirazioni e prospettive reali che sta dimostrando la città di Milano in questa vicenda, dà la misura di quanta scarsa attenzione ai problemi concreti si abbia da quelle parti.

<HS9>Per restare al caso dell’Ema, che la gara fosse in qualche modo segnata fin da principio si poteva facilmente percepire quasi subito. In primo luogo per le modalità di voto attraverso le quali le agenzie verranno riassegnate: invece che in relazione al peso di ciascun partner, come avviene per la maggioranza delle decisioni sulle questioni europee, in questo caso a Bruxelles si è deciso di ricorrere al voto per testa. In altre parole, ogni Paese vale uno. E poiché la votazione avverrà a scrutinio segreto, non è difficile intuire da che parte si sposteranno i pesi di Francia e Germania, in un gioco di spartizioni con finalità egemoniche rispetto alle quali l’Italia ancora non riesce a imporsi. Quindi, protestare per il poco che il governo ha fatto a sostegno della candidatura di Milano, vuole dire non avere la misura di quali siano i veri fronti in cui è impegnato il Paese con Bruxelles.

Poniamoci una domanda: se l’Italia non riesce a costringere l’Europa a schierarsi al suo fianco per tentare di risolvere la questione dei migranti - con denari o con politiche adeguate - sulla quale a parole tutti si dicono d’accordo, come si pensa di spuntarla su una questione di mero interesse economico, per di più limitata a una sola porzione di territorio?

<HS9> Naturalmente è diritto dei milanesi tentare fino all’ultimo; a patto però che abbiano ben chiaro che si tratta di un’aspirazione velleitaria. Se è vero infatti che la città negli ultimi anni è tornata ad offrire un’immagine dinamica di sé, è però anche vero che probabilmente ancora non possiede gli standard consolidati di altre realtà europee. Ad affermarlo è la Kpmg, una delle grandi società internazionali di elaborazione dei ranking che di recente ha stilato - proprio in relazione all’Ema - una classifica delle città che potrebbero ospitare l’Agenzia del farmaco. Ebbene, in questa classifica Milano figura terz’ultima con una valutazione di 38 punti, ben lontana dai 63 punti attribuiti per esempio a Parigi. Tra le sedici metropoli esaminate, le sei alle quali si riconoscono doti organizzative di primo livello sono appunto Parigi, Copenaghen, Monaco, Stoccolma, Berlino, Amsterdam.

A queste città gli specialisti di Kpmg riconoscono un’ottima qualità della vita, standard educativi elevati e una forte capacità di attrarre talenti a fronte di invitanti opportunità lavorative. Milano non compare nemmeno nella seconda fascia, nella quale figurano invece Vienna, Lione, Bonn, Dublino, Bruxelles e Barcellona. Il capoluogo lombardo fa capolino soltanto nelle candidature di terza fascia, insieme a Lisbona e Madrid, metropoli che offrono buone condizioni di vita e anche centri di ricerca di buon livello, ma che secondo Kpmg sono meno adatte di altre ad ospitare l’Ema. Dunque verrebbe da chiedersi: ma che c’entra Milano?
<HS9>Forse, prima di avventurarsi in un percorso che oggi scoprono essere perigliosamente in salita, dalle parti di Palazzo Marino e del Pirellone avrebbero dovuto studiarsi con maggiore attenzione i report in circolazione sulla loro città.
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