Secondo le associazioni, il governo deve rispettare sei condizioni di garanzia e di trasparenza informativa: tener fede al contratto di governo sulla necessità di un'analisi costi-benefici dell'opera; deve individuare le responsabilità della mancanza di questa analisi; deve valutare il nesso tra le «scientificamente attestate dannosità/inutilità dell'opera Tap» e i doveri istituzionali; verificare se l'istruttoria in corso da parte del Ministero dell'Ambiente abbia tenuto effettivamente conto del diritto umano al clima delle presenti e future generazioni; deve «garantire l'interesse pubblico primario a informare» i cittadini «sugli effetti comunque nocivi delle emissioni climalternanti» dell'opera e «coniugare i principi di precauzione, prevenzione e sostenibilità già presenti nella legislazione italiana e europea con quello di non regressione contenuto nell'accordo di Parigi sul clima».
Secondo la lettera-appello, autorizzare Tap alla costruzione del gasdotto senza tener conto delle sei condizioni individuate significherebbe commettere «un illecito costituzionale, nella forma della lesione dei diritti umani al clima delle presenti e future generazioni»; «un illecito europeo, per violazione dei Trattati, della Convenzione EDU, dei Regolamenti UE 1367/2016 e 347/2013»; «un illecito internazionale, per violazione della Convenzione di Aarhus e delle regole OSCE, OCSE, CoE», ma soprattutto sacrificherebbe in favore di Tap «l'interesse pubblico alla salvaguardia dei diritti umani al clima e alla informazione dei Cittadini sulle emissioni climalteranti».
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