Perché i francesi eleggono ​il capo dello Stato e gli italiani no? Le differenze tra i sistemi e i poteri diversi

Perché i francesi eleggono il capo dello Stato e gli italiani no? Le differenze tra i due sistemi e i poteri diversi
di Diodato Pirone
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Sabato 9 Aprile 2022, 19:34 - Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 14:19

Mancano poche ore al voto per il primo turno delle presidenziali francesi e molti italiani si chiedono quali sono i vantaggi e gli svantaggi del sistema politico elettorale francese e quali sono le differenze rispetto a quello italiano.

In Francia vige un sistema semi-presidenziale che assegna al presidente della Repubblica, eletto direttamente dal popolo, poteri molto ampi perché di fatto dirige la politica estera e nomina (e revoca) il primo ministro. In sostanza la figura del presidente francese non è solo istituzionale ma anche politica.

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Il sistema italiano

L'Italia, invece, è una repubblica parlamentare. E' il Parlamento a eleggere il Presidente della Repubblica che ha poteri di indirizzo e da "arbitro" ma non amministra direttamente ed è sempre il Parlamento a dare e a revocare la fiducia all'esecutivo. Le differenze fra i due sistemi sono dunque enormi sia nella sostanza che nello "stile". Il sistema semipresidenziale francese, infatti, assicura una stabilità robustissima alla politica nazionale. I presidenti della Repubblica francese segnano intere stagioni politiche. Al contrario il sistema parlamentare italiano, basato poi su due Camere con gli stessi poteri ma che possono avere maggioranze diverse, è sempre stato fragilissimo e ha dato vita a una settantina di governi durante la vita della Repubblica iniziata nel 1946.

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Due storie diverse

I due sistemi sono figli di due nazioni dalla storia molto diversa. La Francia adottò il sistema semipresidenziale nell'ottobre del 1958 al termine di una serie di crisi gravissime che sfiorarono la guerra civile. All'epoca la Francia doveva fronteggiare militarmente le rivolte nelle sue colonie e subì sconfitte pesantissime in Vietnam nel 1954, a Suez nel 1956 e poi in Algeria.

La FRancia era in una crisi nera. I francesi ebbero la fortuna di essere guidati in quella fase da un personaggio di grande spessore come il generale Charles De Gaulle che raggruppò una Commissione di esperti di alto profilo con il compito di costruire un sistema politico ed elettorale che assicurasse a Parigi la stabilità politica fondamentale per uno dei paesi usciti vincitori dalla Seconda Guerra Mondiale.

Il sistema istituzionale francese si basa su un altro elemento decisivo: una legge elettorale con il doppio turno. Tutte le istituzioni francesi dal 1958 sono elette con il doppio turno che consente di selezionare i primi due candidati più votati al primo turno e poi di eleggere il vincitore al secondo turno, due domeniche dopo.

 

Questo meccanismo assicura stabilità perché tutti gli eletti sono eletti da una chiara maggioranza di elettori. Il sistema è stato ulteriormente stabilizzato una decina d'anni fa quando i francesi hanno deciso di convocare le elezioni politiche un paio di mesi dopo quelle presidenziali. In questo modo la maggioranza degli elettori che si raggruppa intorno al presidente vincente può eleggere un Parlamento a lui favorevole fluidificando così l'intero processo decisionale.

L'Italia scelse il sistema parlamentare bicamerale subito dopo la guerra perduta malissimo e quando era ancora sotto choc per aver concesso i pieni poteri a un dittatore che aveva causato rovine epocali. Si scelse un sistema che avrebbe tenuto pernnemente il governo, tutti i governi, sotto scacco e con pochi poteri. Sistema debolissimo che di fatto impedisce all'Italia si svolgere un qualunque ruolo internazionale e frena il lancio di riforme che nella gran parte dei casi vengono adottate solo quando il paese finisce con le spalle al muro.

 
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