Nuovo dpcm Natale, confini regionali blindati dal 21. Città chiuse a Natale e Capodanno

Covid nuovo dpcm, ristoranti e visite ai nonni: primo spiraglio nel governo
di Alberto Gentili
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Mercoledì 2 Dicembre 2020, 01:13 - Ultimo aggiornamento: 13:10

Il Natale al tempi del Covid sarà blindato. Di «un giallo rafforzato», per dirla con Giuseppe Conte. Dopo un lungo scontro andato in scena nella notte a palazzo Chigi, nel governo è prevalsa la linea della «massima prudenza». Anzi: del «massimo rigore». Nel decreto che sarà varato tra oggi e domani, ci sarà il divieto di superare i confini regionali dal 21 dicembre, tranne per chi ha la residenza (si valuta il domicilio) in un’altra Regione. Niente ricongiungimenti familiari e visite ai nonni, insomma. E niente seconde case. In più, la misura verrà inasprita a Natale, Santo Stefano e 1 gennaio, quando sarà proibito lasciare il proprio Comune. Maglie più larghe invece per bar e ristoranti che potranno restare aperti (fino alle 18) il 25 e 26 dicembre. In più crociere vietate durante le Feste.

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Per il resto, dal vertice notturno sono arrivate conferme: saranno proibiti cenoni affollati e feste, la messa della Vigilia verrà anticipata alle 20 a causa del coprifuoco delle 22, in vigore anche il 25 dicembre e a Capodanno. Pranzi, pomeriggi di tombolate e cene in famiglia «fortemente raccomandate per i soli familiari conviventi». E niente vacanze sulla neve. 
«Serve mantenere rigore e prudenza», hanno spiegato i ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia in mattinata ai governatori regionali che chiedevano un allentamento delle misure. «Bisogna evitare la terza ondata dell’epidemia e sovrapposizioni con la distribuzione dei vaccini», ha detto poco più tardi Conte ai capigruppo della maggioranza.

 


I due capisaldi


Per scongiurare una nuova impennata dei contagi a causa delle Feste natalizie, il governo ha fissato due capisaldi.

Il primo: divieto di superare i confini regionali (anche quando tutta l’Italia sarà in zona gialla) dal 21 dicembre al 6-10 gennaio, a meno che non si raggiunga la propria residenza (forse sarà concesso il domicilio). Il secondo: la conferma del coprifuoco dalle 22. Obiettivo: evitare «la tradizionale socialità natalizia». Perché, come dicono gli esperti, «oltre l’80% dei contagi avviene in famiglia». E, come sostengono Boccia, Speranza e Dario Franceschini, alfieri della linea dura, «non si possono ripetere gli errori di agosto, quando ci fu il “liberi tutti”».


La partita però si è complicata. Durante la riunione tra Conte, Speranza e i capigruppo è stato sollevato il tema delle seconde case. Soprattutto il nodo dei ricongiungimenti familiari: la possibilità di passare il Natale (nonostante la chiusura dei confini regionali) con i genitori anziani, i nonni, i parenti di primo grado che vivono in un’altra Regione. E per gli studenti fuori sede di tornare a casa. Ebbene il premier, che teme per «la tenuta psicologica del Paese», non ha chiuso la porta. Speranza e Boccia invece si sono mostrati determinati a non concedere alcuna deroga per evitare «migrazioni natalizie e diffusione del contagio». E perché, come ha detto una fonte che segue il dossier, «permettere i ricongiungimenti familiari innescherebbe un caos interpretativo e l’impossibilità dei controlli». Per dirla con Boccia: «La deroga potrebbe minare la tenuta della stretta anti-contagi».


La seconda grana esplosa a palazzo Chigi è stata la chiusura degli hotel di montagna dal 21 dicembre al 10 gennaio, che si doveva accompagnare allo stop dello sci e alla quarantena per chi rientra dall’estero. Più di un capogruppo ha osservato che questa «misura presenta problemi. Anche questa volta Conte ha condiviso le perplessità: «Serve una riflessione». La terza grana è stata la chiusura, proposta dal governo, dei ristoranti nei giorni di Natale e di Santo Stefano. Anche qui dalla maggioranza (non solo da Italia Viva) è arrivata una richiesta di riflessione: «Tutti i locali devono rispettare i protocolli, perciò le tavolate non saranno possibili».


A questo punto, per non mandare Speranza oggi in Parlamento con un piano incompleto, Conte ha deciso di convocare un vertice d’urgenza con i capidelegazione. E fino a notte è andato in scena l’ennesimo braccio di ferro tra Franceschini, Speranza, Boccia e il premier, Alfonso Bonafede e Teresa Bellanova.


E’ finita con la vittoria dei primi tre. No alla deroga dei ricongiungimenti familiari. «Non sarà possibile raggiungere i nonni per il Natale. È giusto così, vanno protetti», ha spiegato un ministro. E con il divieto di poter superare i confini comunali, a Natale, Santo Stefano e il primo dell’anno. Gli “aperturisti” si sono dovuti accontentare dei bar e ristoranti operativi il 25 e il 26, al pari (forse) degli alberghi di montagna durante le Feste. Su quest’ultimo punto si tratta ancora.


I provvedimenti varati tra oggi e domani saranno due. Il nuovo Dpcm che scadrà il 4 gennaio e un decreto con le misure dedicate alla stretta di Natale, in modo da limitare la libertà personale con una norma di rango legislativo.

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