Navi migranti, Musumeci: «Servono umanità, fermezza e accordi col Nord Africa. Sbarchi, c’è troppa tolleranza»

Il ministro per il Sud e il Mare: «In passato Bruxelles è stata sorda e cinica perché l'emergenza non si è fermata? Frontex è stata limitata e ci sono stati pochi ricollocamenti»

Navi migranti, Musumeci: «Servono umanità, fermezza e accordi col Nord Africa. Sbarchi, c’è troppa tolleranza»
di Francesco Malfetano
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Lunedì 7 Novembre 2022, 00:17 - Ultimo aggiornamento: 11:37

Ministro Musumeci, se si esclude il dicastero della Marina mercantile caro alla Dc, lei è il primo ministro del Mare italiano. E proprio il Mediterraneo oggi è al centro del dibattito. Nella sua Catania sono sbarcati 144 migranti su 179 della Humanity 1. Lo sbarco selettivo funziona?
«Quello di un ministero dedicato alle politiche del Mare è da sempre un obiettivo programmatico di FdI, che tre anni fa ha presentato una proposta di legge proprio sulla istituzione di un apposito dicastero. Sono onorato di esserne stato chiamato alla guida. Veniamo al porto di Catania. Mi pare ovvio che prima di ogni sbarco c’è un imbarco. Si contestano gli sbarchi cosiddetti selettivi, dimenticando prima gli imbarchi di massa. Una persona in mare va sempre soccorsa, ma è lo Stato a cui appartiene la nave che deve continuare a farsene carico. La linea del nostro governo è chiara: umanità e fermezza! Massima attenzione ai fragili».

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D’altro canto lei da governatore della Sicilia è stato in prima linea nella gestione dei flussi. Ora gli sbarchi sono aumentati, cosa non ha funzionato?
«Da oltre un decennio ormai la Sicilia è terra d’approdo massiccio di migranti. È inaccettabile che il peso di questo triste fenomeno debba sostenerlo solo l’Italia. I limiti operativi di Frontex, gli insignificanti ricollocamenti dei migranti e la disarmante tolleranza dei governi italiani di quest’ultimo decennio, hanno di fatto incoraggiato i trafficanti a puntare dritti sulle nostre coste».


E dalla Ue cosa si aspetta?
«L’Ue conta nel mondo e conta innanzitutto nel Mediterraneo. Non mi pare che negli ultimi 30 anni Bruxelles abbia registrato grandi successi nella politica di sicurezza, sviluppo e cooperazione verso il Sud. Il fallimento degli obiettivi fissati dalla Conferenza di Barcellona è solo un esempio».


Come si mette in sicurezza il Mediterraneo?
«All’Europa, che nel passato si è dimostrata sorda e cinica su questo tema, chiediamo di farsi carico di un solido accordo con i paesi del Nord Africa per mettere fine al vergognoso commercio di carne umana portato avanti dai mercanti della morte. È nei luoghi di partenza che vanno regolamentati i flussi, tenendo conto di chi ha il diritto di asilo e di rifugiato, e di chi cerca l’approdo a una nuova vita. Tutto legittimo, per carità, se fatto in una cornice di legalità. Appare chiaro quanto sia necessaria una forte volontà politica da entrambe le parti».

 


C’è polemica sulle competenze ministeriali. Per quanto il Mare sia stato voluto fortemente da FdI, ora sembra una scatola vuota. Anche se le deleghe saranno assegnate in settimana, è considerata blindata l’assegnazione dei porti a Salvini, mentre per il “Piano mare” e per i balneari è stato creato un comitato coordinato dalla premier. Non si sente defraudato?
«Se il ministero per il Mare appare a lei una “scatola vuota” è già un successo: ieri non c’era neppure la scatola! È una nuova struttura, che nasce intanto con funzione di coordinamento e programmazione sul Sistema Mare. Non nasce certo per spogliare di competenze gli altri ministeri. Ecco perché appare pretestuosa la polemica montata da certa stampa con la faccenda dei porti e di Salvini. Il Comitato interministeriale, presieduto dal premier o dal ministro per il Mare (è la formula di rito per i ministeri senza portafoglio) metterà attorno a un tavolo una decina di dicasteri, ognuno con i propri poteri. Altro che dicastero defraudato».


Lei è soprattutto ministro per il Sud. Anche qui però - senza gestire Pnrr e fondi di coesione - i suoi detrattori parlano di una scarsa capacità di azione. Che ne pensa?
«Anche per il Sud il governo Meloni ha fatto una scelta chiara separando i due profili: quello tematico e programmatico e quello gestionale, legato ai fondi europei. Del resto, le risorse del Pnrr non vanno solo al Mezzogiorno».


Quali sono i primi tre dossier sul Meridione su cui interverrà?
«Sarebbe facile rispondere come fanno tutti: impresa, occupazione e infrastrutture. Io invece azzarderei un quesito: quale prospettiva, quale ruolo dovrà avere il Mezzogiorno d’Italia nello scacchiere mediterraneo ed europeo? In passato non sono mancate le risorse ma la visione e quindi la capacità di fissare tre, quattro mega obiettivi, polverizzando il flusso in mille rivoli. Su questo voglio aprire un confronto con le regioni, gli enti locali e i soggetti attivi di quei territori».


Tornando alle deleghe…Per lei sarebbe pronta quella alla Protezione civile. E del resto in questi giorni ha incontrato il presidente Curcio su mandato del governo. Vi siete confrontati sul futuro del Dipartimento?
«Mai parlato di Protezione civile con il presidente Meloni. Ho letto sulla stampa questa indiscrezione. Ho incontrato Curcio su delega del premier solo per portare il saluto del Governo al Comitato operativo impegnato a coordinare l’esercitazione nello Stretto».
 

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