Tregua armata. Attende tre giorni Giorgia Meloni per affrontare da Vilnius, al summit della Nato, il fuori-programma più atteso. Le domande sulle tensioni scoppiate a Roma tra governo e magistratura. Le inchieste giudiziarie che per diverse ragioni chiamano in causa tre esponenti di spicco del governo e di Fratelli d’Italia: Daniela Santanchè, Andrea Delmastro, Ignazio La Russa. «Volete sapere dello scontro con i giudici? Non me l’aspettavo..», scherza la premier italiana esorcizzando un momento non più rinviabile. E infatti non rinvia più Meloni. Che tiene a smentire l’esistenza di uno scontro tra poteri dello Stato: «Non c’è alcun conflitto con la magistratura, chi confida nel ritorno allo scontro rimarrà deluso».
LE MOSSE DEL QUIRINALE
Acqua sul fuoco, così sembra almeno nel giorno in cui una parte delle toghe promette di chiamare in causa il Consiglio superiore della magistratura contro gli attacchi del governo.
I CASI GIUDIZIARI
Nell’auletta blu dell’hangar Nato Meloni decide poi di prendere di petto le polemiche sui casi giudiziari che scuotono il governo a Roma. Li passa in rassegna, detta la linea, anzi ne detta tre diverse. Blinda Delmastro, il sottosegretario alla Giustizia a processo per rivelazione di segreto istruttorio per cui il Gip di Roma ha chiesto l’imputazione coatta suscitando l’ira della premier, «un questione che obiettivamente mi ha colpito», spiega Meloni preannunciando di voler discutere con Nordio di una riforma dell’istituto, «il giudice non dovrebbe sostituirsi al pm». Più prudente invece Meloni sul caso Santanché, l’inchiesta sulla gestione delle aziende della ministra del Turismo. Chiarisce anzitutto che «è una questione extrapolitica, che riguarda il suo ruolo di imprenditore e non di ministro». Niente dimissioni, di certo «non per un avviso di garanzia», assicura riservando un’altra stilettata ai magistrati, «quando un’indagine non viene notificata a un ministro ma a un quotidiano c’è un problema di stato di diritto».
Infine, non poteva negarsi, il caso La Russa, la denuncia di violenza sessuale che una ragazza ha presentato contro il figlio Leonardo, la difesa fuori le righe del presidente del Senato e veterano di FdI. «Comprendo da madre la sofferenza del presidente del Senato, ma non sarei intervenuta sulla vicenda». Il tempo scade, Meloni lascia la conferenza stampa diretta all’aereo che la riporta a Roma, in serata, a cercare di sciogliere i tanti nodi che agitano la maggioranza. Come la corsa per rivedere il Pnrr entro la fine di agosto, sotto gli occhi vigili della Commissione Ue. «Sono ottimista sul pagamento della terza e della quarta rata», dice Meloni che blinda Raffaele Fitto: «Sta facendo un ottimo lavoro».
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