Borsellino, la corona di fiori deposta da Giorgia Meloni al piccolo cimitero (fuori dal circo mediatico)

A Palermo l'omaggio del premier al giudice eroe

Via d'Amelio, il primo tuffo di Giorgia Meloni nella memoria di Paolo: « Sfidò il sistema mafioso senza mai temere la morte»
di Mario Ajello
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Mercoledì 19 Luglio 2023, 11:55 - Ultimo aggiornamento: 12:00

Paolo Borsellino è al piccolo cimitero antico di Santa Maria del Gesù, in zona Ciaculli, dove è seppellito il giudice eroe. E come è classico a Palermo, nello stesso cimitero in cui riposa Borsellino sono seppelliti Stefano Bontate e altri boss della mafia. La purezza di Borsellino riposa insieme al peggio della storia siciliana ma questa è Palermo. Giorgia Meloni poggia una corona di fiori all’ingresso della piccola cappella grigia dove oltre alle spoglie c’è una scultura che ritrae il martire anti-mafia. 

Meloni a Palermo per Borsellino

Non c’e la calca, non c’è il circo mediatico, il luogo è apportato ed è il posto perfetto per il capo del governo - che quindicenne scelse di impegnarsi in politica proprio a causa dello choc per l’attentato di via D’Amelio-  per concentrarsi e riflettere.

Poi il giro lungo i sepolcri dei giudici eroi continua con la visita alla tomba di Falcone nella chiesa di San Domenico. Al suo ingresso al folla applaude e grida: “Giorgia non mollare”. «La data del 19 luglio 1992 rappresenta - dice Meloni - una ferita ancora aperta per chi crede in un’Italia giusta. Paolo sfidò il sistema mafioso senza mai temere la morte, insegnandoci a non restare a guardare e a non voltarci mai dall’altra parte. Il suo coraggio e la sua integrità sono doni che ci ha lasciato e che tanti giovani hanno deciso di raccogliere per affermare due valori imprescindibili: la legalità e la giustizia». 

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La fiaccolata

Non sarà alla fiaccolata di stasera dei giovani di destra a via D’Amelio il Capo del governo. E per motivi di agenda anche alla messa nella chiesa della Kalsa, il rione dove Falcone e Borsellino da bambini giocavano insieme, Meloni non partecipo ma ci sono le altre autorità davanti all’altare da cui celebra l’arcivescovo Lorefice. Il momento operativo per Meloni è quello in prefettura, riunione con il ministro Piantedosi, il capo della polizia Pisani, gli inquirenti e poi arriva anche il governatore Schifani. «C’è molto da fare ancora contro la mafia e noi saremmo sempre più impegnati e determinati bela combatterla. Non molleremo mai». Meloni più che in mood celebrativo è in mood pragmatico. Ci tiene a sottolineare la concretezza dell’azione del governo contro il cancro mafioso. È arrivata a Palermo con in tasca una misura  importante. «Stiamo lavorando a un provvedimento che dia una interpretazione autentica di che cosa si debba intendere per reati di criminalità organizzata e che scongiuri il rischio che gravi reati rimangano impuniti per effetto di una sentenza della Corte di Cassazione».

 

Ecco che Meloni, prima di tornare a Roma, nei giardini della prefettura spiega. «Bisogna raccogliere il testimone di Borsellino nella lotta alla mafia. Un lavoro straordinario stanno facendo i magistrati e le forze dell’ordine e il governo è assoluta al loro fianco». E ancora: «Sono colpita che si metta in discussione l’opera dello Stato. Non servono polemiche, serve impegno. Assurdo dire  che ho paura di contestazioni qui a Palermo. La mafia mi può contestare, le persone in buona fede non contestano un governo che è in prima fila nella lotta alla mafia». «Solo i mafiosi - incalza Meloni - possono avere da ridire e  non certo gli italiani di buon senso. Io non scappo affatto dalle celebrazioni e infatti sono qui. Lo sono in veste istituzionale per lavorare e ribadire che lo Stato sta inasprendo e non allentando l’energia con cui fronteggia le mafie”. Altro passaggio: “Chi vuole combattere la mafia lo faccia, senza fare polemiche». Nordio? «Lui stesso ha detto che non c’è nessun progetto di revisione del reato di associazione esterna alla mafia. Noi abbiamo salvato il carcere  ostativo. Noi negli ultimi otto mesi abbiamo arrestato 1300 mafiosi. Questi sono i fatti. E comunque  le cose che si vogliono fare si fanno e del resto si può evitare di parlarne. Le opinioni non sono un fatto». 


Il viaggio tra i sepolcri di Borsellino e Falcone ha come spirito questo: «Oggi, a 31 anni di distanza da quel terribile attentato, ricordiamo tutti quegli eroi che non ebbero paura di denunciare al mondo il vero volto della criminalità organizzata e che servirono lo Stato fino all’ultimo. Nel loro esempio portiamo avanti il nostro impegno quotidiano per estirpare questo male dalla nostra Nazione: solo così il loro sacrificio non sarà mai vano». Poi riparte Giorgia e porta con se una litografia che le ha donato al cimitero la famiglia Borsellino. È un bel ritratto di Paolo, lo tiene sotto il braccio Meloni. Lo metterà nel suo studio a Palazzo Chigi.

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