Città del Vaticano - La terza guerra mondiale a pezzi, prima che essere combattuta sul terreno con devastanti missili e potenti tank, è preceduta e alimentata da un linguaggio violento, aggressivo, ostile che pervade le istituzioni, la politica, veicolato come sempre dai mass media, in modo trasversale e assai efficace. Per Papa Francesco si tratta di una autentica emergenza, una radice malata da spezzare. E per questo chiama a raccolta i giornalisti di buona volontà di tutto il mondo per potenziare una road map ideale capace di alimentare la cultura del dialogo e della pace. Non si tratta di un messaggio retorico, né riduttivo ma di una riflessione articolata che prende spunto dal libro dei Proverbi: «Una lingua dolce spezza le ossa». In pratica, spiega il Pontefice, «parlare con il cuore è oggi quanto mai necessario per promuovere una cultura di pace laddove c’è la guerra; per aprire sentieri che permettano il dialogo e la riconciliazione laddove imperversano l’odio e l’inimicizia. Nel drammatico contesto di conflitto globale che stiamo vivendo è urgente affermare una comunicazione non ostile. È necessario vincere l’abitudine di screditare rapidamente l’avversario, attribuendogli epiteti umilianti, invece di affrontare un dialogo aperto e rispettoso». Papa Francesco ha diffuso il Messaggio per la Giornata delle Comunicazioni Sociali che quest'anno è segnato dalla emergenza ucraina e dalla devastante guerra nel cuore dell'Europa che rischia di allargarsi.
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«Si rimane atterriti nell’ascoltare con quanta facilità vengono pronunciate parole che invocano la distruzione di popoli e territori. Parole che purtroppo si tramutano spesso in azioni belliche di efferata violenza. Ecco perché va rifiutata ogni retorica bellicistica, così come ogni forma propagandistica che manipola la verità, deturpandola per finalità ideologiche. Va invece promossa, a tutti i livelli, una comunicazione che aiuti a creare le condizioni per risolvere le controversie tra i popoli» riflette il Papa.
Anche la comunicazione e il modo di comunicare sono una tessera di un mosaico più ampio. «Abbiamo bisogno di comunicatori disponibili a dialogare, coinvolti nel favorire un disarmo integrale e impegnati a smontare la psicosi bellica che si annida nei nostri cuori, come profeticamente esortava San Giovanni XXIII nell’Enciclica Pacem in terris: La vera pace si può costruire soltanto nella vicendevole fiducia. Una fiducia che ha bisogno di comunicatori non arroccati, ma audaci e creativi.
Il discorso, infine, il Papa lo ha rivolto ad intra e facendo riferimento alla situazione della Chiesa, attualmente sballottata da venti di tempesta, sottolinea che «c’è tanto bisogno di ascoltare e di ascoltarci. È il dono più prezioso e generativo che possiamo offrire gli uni agli altri». Da un ascolto senza pregiudizi, attento e disponibile, nasce un parlare secondo lo stile di Dio, nutrito di vicinanza, compassione e tenerezza. Abbiamo un urgente bisogno nella Chiesa di una comunicazione che accenda i cuori, che sia balsamo sulle ferite e faccia luce sul cammino dei fratelli e delle sorelle».