Da settimane lui predica calma, in pubblico come in privato. Sa bene che per questa manovra i soldi sono pochi, le richieste tante. Ogni tanto attacca ma mai con polemiche ad personam: al Meeting di Rimini se l'è presa con la natalità («con questi numeri, nessuna riforma delle pensioni tiene»), negli ultimi giorni con il Superbonus («a pensarci mi va venire il mal di pancia»). Giancarlo Giorgetti sa che fino alla fine dell'anno sarà al centro di chiamate, pressioni, riflettori. Quota 103 o 41 per la Lega, le pensioni minime per Forza Italia, il cuneo fiscale e l'impronta politica che vuol dare la premier Meloni. Tutti hanno qualcosa da chiedere a Giorgetti. L'impressione è che lui, di tutte queste attenzioni, farebbe anche a meno.
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Il profilo
Nato a Cazzago Brabbia, provincia di Varese, "il" Giorgetti (con l'articolo) è un leghista atipico. Soprattutto se paragonato alla Lega degli anni Novanta, quella della canottiera di Bossi, delle sparate contro "Roma ladrona" e via di seguito. Padre pescatore e madre operaia, si è laureato alla Bocconi ed è diventato commercialista e revisore contabile.
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Il Giorgetti inizia la sua carriera politica come sindaco del suo comune a metà degli anni Novanta. Nel 1996 entra a Montecitorio con la Lega bossiana. Ha attraversato il passaggio dal verde padano di Bossi al blu sovranista di Salvini, da Berlusconi a Meloni (passando per Draghi). Negli anni è stato presidente della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione e vicepresidente della commissione Affari Esteri. Nel 2013 Napolitano lo volle tra i “saggi” che dovevano scrivere le riforme costituzionali. Sempre lì, con l'aria di chi vorrebbe solo concentrarsi sul suo lavoro.
Sposato con Laura Ferrari, tifa la squadra di calcio inglese Southampton oltre al Varese. Per molti è l'altra faccia della Lega rispetto a quella più dura e social mostrata da Salvini. Lui, in uno dei rari momenti di tensione pubblica con il suo segretario (nel 2021, si parlava di portare la Lega nel Ppe), abbozzò a suo modo: in ogni squadra «qualcuno deve segnare, qualcuno deve fare gli assist». Chi sia il centravanti e chi l'uomo più in ombra, non serve specificarlo. Per il tempo della manovra, però, qualche riflettore sarà puntato anche su di lui.