Di Maio boccia l'offerta di Salvini

Di Maio boccia l'oofferta di Salvini
di Alberto Gentili
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Sabato 17 Agosto 2019, 08:37 - Ultimo aggiornamento: 18 Agosto, 09:44

Per sapere come finirà la crisi più pazza e grottesca del mondo, bisognerà attendere martedì quando Giuseppe Conte farà le sue comunicazioni nell’aula del Senato. E lì Matteo Salvini, ormai senza governo e anche senza elezioni, potrebbe votare perfino la risoluzione 5Stelle a favore del governo pur di tornare in partita. Per poi giovedì dare la prova d’amore a Luigi Di Maio, offrendo i voti della Lega per la riforma con il taglio dei parlamentari. In questo caso le elezioni d’ottobre sarebbero definitivamente archiviate.

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Tale è il caos che però nessuna previsione è possibile. Nicola Zingaretti continua a frenare sull’intesa con i 5Stelle. E lo fa proprio nel giorno in cui, con un triplo salto mortale, Salvini per rientrare in partita fa balenare l’ipotesi di affidare palazzo Chigi a Di Maio: con Giuseppe Conte il divorzio è irrimediabile, per granitica volontà del premier.
L’offerta non è arrivata direttamente a Di Maio. «Tra me e Salvini non c’è stato alcun contatto», confida il leader 5Stelle. E aggiunge: «In ogni caso io con Salvini non ci torno e non ci torno anche se mi offre la guida del governo». Salvo però mantenersi ambiguo su Fb, parlando solo di «fake-news».

Dietro al no di Di Maio a Salvini ci sono varie ragioni. La prima è il rischio-isolamento: per un accordo con il Pd ormai si sono schierati Grillo, Casaleggio, Patuanelli, Ruocco, Morra e la stragrande maggioranza dei gruppi parlamentari. «La mossa del leghista appare infatti piuttosto un modo per tentare di spaccarci», dice un alto dirigente pentastellato. Inoltre, come sostiene un altro esponente grillino, «se Di Maio ammazzasse Conte, ammazzerebbe sé stesso. Il Movimento non lo seguirebbe».

Di certo, c’è che Salvini con la sua proposta a Di Maio ha fatto un favore ai 5Stelle. Gli ha offerto lo schema del doppio forno. La possibilità di tornare con la Lega, oppure quella di creare un governo di coalizione con il Pd, +Europa, Leu, centristi etc. «D’ora in poi saremo noi a dare le carte. Avevamo già sentito dire che il Pd non voleva Di Maio nel governo e non voleva un Conte bis», dice uno sherpa grillino, «adesso invece il nostro potere contrattuale è cresciuto e i dem dovranno abbassare le pretese».

Di riflesso, sul fronte del Pd, la mossa di Salvini è riuscita a frenare la trattativa. Zingaretti, pur se sostenuto solo da Paolo Gentiloni e Carlo Calenda sulla linea “elezioni subito”, è tornato ad alzare l’asticella. E a chiedere un governo di legislatura e di coalizione. Lo stesso, per la verità, cui lavorano Matteo Renzi e, in un’insolita alleanza, Franceschini, Prodi, Letta, Delrio, Rosato e più ne ha più ne metta. E perfino il capo dello Stato, rientrato ieri a Roma dopo la breve vacanza alla Maddalena, secondo alcuni guarderebbe di buon occhio a questa ipotesi. 
Sergio Mattarella in realtà, dopo l’apertura della crisi con le dimissioni di Conte, durante le brevi consultazioni ascolterà le indicazioni dei partiti. Sarà arbitro, sarà neutrale, e non consentirà la nascita di governicchi di breve respiro: «Vorrà numeri molto ampi e certi e un nome forte e credibile per la premiership», dice chi ci ha parlato. Se non li avrà, il Quirinale aprirà la strada a un governo di garanzia elettorale, con Salvini lontano dal Viminale.
In molti però scommettono, nel centrosinistra, che Mattarella auspichi un esecutivo di legislatura che possa evitare al Paese «il disastro di un governo sovranista Salvini-Meloni», sostiene un esponente dem, «che porterebbe l’Italia fuori dall’Europa e nel 2022 eleggerebbe il nuovo capo dello Stato».

LA TRATTATIVA
Così, nonostante la gelata del segretario del Pd e in barba al lavoro da guastatore di Salvini, i contatti da 5Stelle e sherpa dem continuano. E si intensificano. Perché resta in piedi la minaccia di Renzi (indicato ieri da Le Monde come il leader che ha ammazzato Salvini) di fondare gruppi parlamentari autonomi pur di scongiurare le elezioni che gli negherebbero il tempo necessario per fondare il nuovo partito. E perché, a dispetto della prudenza di Zingaretti, è largamente maggioritaria la componente nel Pd che «non vuole consegnare il Paese all’ultradestra amica di Putin». Proposito benedetto dalla cancellerie europee.
In più, tra i dem non si dà credito alla tesi che i 5Stelle abbiano aumentato il proprio potere contrattuale: «Ma quali due forni?! Ormai i grillini con la Lega non possono più tornare. E poi un Conte bis sarebbe difficile, non è pensabile che resti il premier, escano i ministri leghisti e noi prendiamo il loro posto in corsa. Serve una marcata discontinuità». Per questo si parla di Raffaele Cantone o di Giovanni Flick come potenziali premier, con Conte nominato commissario europeo. Per la stessa ragione già si pensa a un programma «di legislatura».
Renzi, per facilitare l’operazione, già fa sapere che nell’ipotetico nuovo esecutivo non entreranno né Maria Elena Boschi, né Luca Lotti. Né tantomeno lui. «Mentre potrebbe entrare benissimo Di Maio», confida ai suoi, «perché senza il capo politico del Movimento il governo nascerebbe debole».
 

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