«Parlare con Zelensky? Se fossi stato il presidente del Consiglio, non ci sarei mai andato perché stiamo assistendo alla devastazione del suo Paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili. Sarebbe bastato che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe accaduto. Quindi giudico molto, molto negativamente il comportamento di questo signore». Anche alla fine della campagna elettorale per le Politiche, Silvio Berlusconi non aveva nascosto le critiche per l’operato del presidente ucraino. Ma ieri, dopo aver votato in Lombardia, il Cavaliere è andato oltre.
Per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina – la tesi dell’ex presidente del Consiglio – «penserei che il signor presidente americano, Joe Biden, dovrebbe prendersi Zelensky e dirgli: dopo la fine della guerra, è a tua disposizione un Piano Marshall da 9 mila miliardi di dollari per ricostruire l’Ucraina .
LA REAZIONE
Anche per questo le frasi di Berlusconi provocano l’immediata presa di distanza del premier Giorgia Meloni. La replica di palazzo Chigi non si fa attendere: «Il sostegno all’Ucraina da parte del governo italiano è saldo e convinto, come chiaramente previsto nel programma e come confermato in tutti i voti parlamentari della maggioranza». Del resto, in ogni sede il presidente del Consiglio ha argomentato che per portare il presidente russo Putin al tavolo del negoziato l’unico strumento utile è quello dell’equilibrio sul campo. Nessuna resa, né tantomeno tentennamenti. L’irritazione di Fratelli d’Italia si misurerà nei prossimi giorni: l’intenzione è di chiedere un chiarimento sulla linea dell’ex premier e di FI. Perché se è vero che l’interlocutore del capo del governo è da tempo Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, è altrettanto evidente – spiega un big di FdI – che queste continue dichiarazioni pro Putin da parte di Berlusconi creano un problema riguardo alla posizione di Roma a livello europeo e internazionale. Tanto più a undici giorni dall’anniversario dell’inizio della guerra, con la premier che ha ipotizzato un blitz in Ucraina (ma il viaggio non è stato ancora programmato) anche dopo il colloquio avuto con Zelensky a Bruxelles.
Meloni non farà mancare l’appoggio a Kiev, ma il “caso Berlusconi” rischia di scoppiare in Parlamento. E anche dentro FI, considerato che la maggioranza del gruppo azzurro sulla guerra in Ucraina non è sulla linea del Cavaliere. Poco dopo l’uscita del leader, Forza Italia ha inviato una nota per precisare i contorni e gli obiettivi delle sue dichiarazioni: «Il sostegno del presidente Berlusconi in favore dell’Ucraina non è mai stato in dubbio» si legge. E ancora: «Il presidente Berlusconi non ha mai nominato Putin, dal quale ha più volte sottolineato di essere rimasto deluso, ha solo spiegato che nessuno è esente da responsabilità. A dimostrazione di come egli sia preoccupato e desideri un ritorno alla pace». Anche Tajani è intervenuto personalmente a ribadire che «Forza Italia è da sempre schierata a favore dell’indipendenza dell’Ucraina, dalla parte dell’Europa, della Nato e dell’Occidente».
GLI EQUILIBRI
L’esito delle Regionali potrà cambiare gli equilibri nel centrodestra, con FdI che non gradisce di dover correggere il tiro di fronte alle uscite fuori-linea degli alleati. Anche nella Lega risuona spesso il ‘refrain’ sulla necessità di cambiare rotta sulla guerra in Ucraina. «Basta parlare solo di armi», era stato l’invito di due settimane fa del capogruppo a palazzo Madama, Massimiliano Romeo. Da qui la freddezza del partito più grande della coalizione. Meloni ieri ha voluto sottolineare la compattezza della maggioranza quando si tratta di agire. Ma dall’opposizione le frasi di Berlusconi sono state accolte come il segnale di una sconfessione della posizione italiana. «Parole inquietanti» per il Pd, «un vaneggiamento» per il Terzo polo. Silenzio, invece, da parte del Movimento 5 stelle, che a detta di molti condivide lo scetticismo del Cavaliere su Zelensky.
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