Meloni rassicura Zelensky: «Nessun passo indietro». ​Dal premier esclusi veti sugli aerei inglesi

Dopo l’imbarazzo per l’esclusione dalla cena di Parigi, faccia a faccia di 15 minuti

Meloni e Zelensky, Giorgia rassicura l ucraino: «Nessun passo indietro». Dal premier esclusi veti sugli aerei inglesi
di Francesco Malfetano, inviato a Bruxelles
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Giovedì 9 Febbraio 2023, 23:58

«Slava ukraini». «Herojm slava!». Volodymyr Zelensky è sbarcato ieri a Bruxelles e, in un vorticoso giro di faccia a faccia tra l’Europarlamento e il Consiglio Ue, ha ovviamente incontrato Giorgia Meloni. Anche se il bilaterale annunciato mercoledì sera da palazzo Chigi dopo l’esclusione dalla cena all’Eliseo che ha creato qualche imbarazzo al governo non si è tenuto a causa della fitta agenda di Zelensky, i due hanno avuto modo di confrontarsi più volte. 

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IL SALUTO

All’arrivo alla sede del Consiglio Ue - subito dopo aver incassato il «gloria agli eroi» al Parlamento - Meloni lo ha infatti accolto con una stretta di mano e un significativo abbraccio.

Un’ospitalità dovuta per quella che è la prima visita di Zelensky a Bruxelles dall’inizio dell’invasione russa, che ha anticipato un più articolato dialogo nel corso dell’inedito format a sei scelto per consentire a tutti di incontrare l’ucraino. Attorno al tavolo, oltre all’Italia, si sono quindi sedute anche Spagna, Romania, Polonia, Svezia e Olanda per incassare soprattutto i ringraziamenti e le richieste di Kiev. 

Subito dopo però - secondo la ricostruzione offerta dalla delegazione di Roma - è stato lo stesso Zelensky a cercare Meloni per un vis-à-vis e ad esprimere la sua «gratitudine» nei confronti dell’Italia. Un colloquio di «almeno quindici minuti» durante il quale il premier ha prima ribadito la «coerenza» con cui il governo sta affrontando la questione del sostegno al popolo invaso da Mosca e poi ha aggiornato il presidente ucraino sullo stato del già varato sesto pacchetto di aiuti indirizzati a Kiev. 

Tant’è che quando la conversazione è caduta sul fronte degli aerei da guerra ottenuti ieri da Zelensky durante la visita nel Regno Unito (e su cui ieri si è registrata una frenata da parte dei britannici), Meloni non avrebbe posto veti. I caccia al centro dell’interesse ucraino infatti, hanno a bordo tecnologie italiane per cui sarebbe necessario il via libera di Roma prima dell’invio. «E fino ad ora non è mai mancato il sostegno» spiegano fonti diplomatiche in merito. Infine la discussione si è ovviamente spostata sulla visita di Meloni. Le condizioni sul campo sono difficili, ma il premier è determinato e convinto che la sua promessa per una visita prima del 24 febbraio non debba cadere nel vuoto. Anche perché, si ragiona attorno al presidente del Consiglio, questa sarebbe la risposta migliore all’Eliseo. 

Pure se non è stata concordata con palazzo Chigi - come garantiscono fonti autorevoli - l’uscita del vicepremier Matteo Salvini che ieri ha parlato di «una risposta che vedrete nelle prossime settimane» sarebbe da leggere in questa direzione.

IL PARLAMENTO

In ogni caso la giornata a Bruxelles ieri è stata particolarmente toccante fin da subito. Sono da poco passate le undici del mattino quando Zelensky ha preso la parola al Parlamento europeo. L’attesa è evidente. Le polemiche tra Roma e Parigi ancora distanti. Il momento del resto è storico. E così quando in risposta al consueto grido di battaglia dagli eletti si leva un coro con quel “Gloria agli eroi” diventato simbolo della resistenza a Kiev, la commozione per Zelensky è incontenibile. Lui abbozza un inchino. Il discorso diventa ciò che ruota attorno a questo momento. «L’Europa significa libertà, questo è il nostro modo di vivere è questa è la casa dell’Ucraina» dirà prima di ricevere la bandiera Ue dalle mani della presidente dell’eurocamera Roberta Metsola, strappando l’ennesimo impegno ad un ingresso rapido tra i Ventisette.
E stavolta, si spera, l’iter finirà davvero prima della fine del 2023. 

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