«Molteplici profili critici». Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ieri, nel firmare la conversione in legge del decreto "Milleproroghe", ha sollevato una serie di perplessità sul rinvio della cosiddetta "riforma dei balneari". Come previsto dall'articolo 74 della Costituzione, il capo dello Stato ha infatti affiancato alla promulgazione del testo un messaggio motivato alle Camere che spiega come la sua firma sia arrivata solo per non far decadere una legge che ne contiene molte (troppe) altre.
Balneari, il richiamo di Mattarella
In sostanza Mattarella ha bollinato la norma che proroga le concessioni attuali sino al 2025 chiedendo però a Parlamento e governo di intervenire sulle concessioni demaniali poiché «è evidente che i profili di incompatibilità con il diritto europeo e con decisioni giurisdizionali definitive accrescono l'incertezza del quadro normativo e rendono indispensabili, a breve, ulteriori iniziative».
La (nuova) mediazione
Una mediazione però, ora sembra inevitabile. E se è vero che ieri il governo ha aperto ai rilievi di Mattarella con una nota ufficiosa («Rispetto alla norma che formalmente è in vigore, quanto richiamato dal capo dello Stato meriterà attenzione e approfondimento da parte del governo nel confronto con le forze parlamentari»), lo è anche che l'obiettivo di modificare la norma appena diventata legge è tutt'altro che semplice da centrare. Più che altro quindi il governo proverà a salvare il salvabile emanando dei bandi di gara che possano in qualche modo tutelare le associazioni di categoria. Proprio queste quindi, si spera che dopo le parole del Capo dello Stato si mostreranno più ragionevoli. Dallo scontro frontale con Bruxelles del resto, nessuno ha nulla da guadagnare.
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