Zero Assoluto: «La scoperta della vita ha salvato anche noi». E Matteo annuncia: «Mi sposo, gliel’ho chiesto a Parigi»

Parla il duo pop romano che rientra sulle scene dopo sette anni di pausa: «Quando cala il successo è dura. E-sport e web la nostra scommessa vincente»

Zero Assoluto: «Guadagniamo con gli e-sports». E Matteo annuncia: «Mi sposo, gliel’ho chiesto a Parigi»
di Andrea Scarpa
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Domenica 16 Aprile 2023, 00:28 - Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 16:11

Non li hanno passati in Tibet, ma gli ultimi sette anni per Matteo Maffucci e Thomas De Gasperi, il duo pop degli Zero Assoluto che negli ultimi vent’anni ha sfornato un tormentone dopo l’altro (Semplicemente, Svegliarsi la mattina, Per dimenticare etc.), sono stati lo stesso un lungo viaggio alla scoperta del Piano B: una vita, e un lavoro, senza la musica. Dopo tutto questo tempo lontani dalle scene, il 20 maggio i due terranno al Fabrique di Milano - già tutto esaurito - il primo concerto di un tour che quest’estate li porterà a esibirsi in mezza Italia. Gran finale il 12 novembre al Palasport di Roma.

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Che fine avete fatto?

Maffucci - «Questa domanda, anche se legittima, fino a qualche mese fa mi avrebbe fatto incazzare: non mi piaceva essere considerato musicalmente scomparso. Oggi che stiamo per tornare, e c’è ancora tanta gente che ci segue, posso tranquillamente rispondere che abbiamo fatto altro. Abbiamo vissuto, per fortuna».
De Gasperi - «Se ci fossimo accaniti a cercare hit come sempre, e magari a non trovarle, saremmo finiti male e non avremmo conquistato - noi che siamo esplosi come idoli delle ragazzine - quella credibilità che ci ha dato la vecchiaia. Il tempo, se le canzoni sono buone, elimina le riserve che tanti criticoni hanno sul pop. L’aspetto sputtanante sparisce. È successo anche al grandissimo Max Pezzali».
Quando avete mollato?
TDG - «Nel 2016. Eravamo stufi di fare sempre le stesse cose: disco, promozione, tour. I risultati tra l’altro non erano neanche soddisfacenti, così ci siamo presi un anno di pausa, che poi sono diventati sette. Eravamo anche vicini ai quaranta, meglio fermarsi a riflettere e starsene zitti. Quando Matteo mi disse che voleva aprire la sua agenzia di comunicazione (la One Shot Agency di Milano, ndr), gli risposi subito di provarci: fino a quel momento nella nostra vita avevamo fatto solo musica pop».
MM - «Io mi sono trasferito a Milano per cambiare aria e salvarmi. Lì ho ritrovato fame, curiosità e nuove ambizioni. A Roma, tramortito dalla routine, mi ero impigrito tantissimo. Un giorno, dopo l’ennesimo weekend passato sul divano davanti alla tv, sono partito. Quell’infelicità mi aveva spaventato». 
Succede a tanti artisti.
MM - «Sì. Molti cantanti fra un tour e l’altro non sanno cosa fare. In questi anni più di un collega, parlo di artisti che riempiono gli stadi, mi ha chiesto se poteva venire a lavorare con me...».
E lei?
MM - «Dire sì avrebbe creato solo casini».
TDG - «Quando finisce l’adrenalina, e tutto torna normale, si sta male. È dura. La depressione è dietro l’angolo».
MM - «C’è chi perde la testa. Noi adesso siamo in una condizione ideale. Viviamo in equilibrio fra lavoro e gioco. Possiamo fregarcene dei risultati, non subiamo condizionamenti, e non rischiamo di essere ridicoli inseguendo i più giovani e ogni novità. Siamo soli e liberi». 
Thomas, è vero che è diventato una specie di Mino Raiola, lo scomparso super procuratore dei calciatori, degli e-sports?
TDG - «Ahahahaha... Ho aperto una gaming house vicino al Circo Massimo di Roma, sede del team Mkers, una sorta di polisportiva di professionisti dei videogiochi. Dal calcio al tennis i nostri ragazzi hanno vinto tornei e relativi montepremi in tutto il mondo. Prima vestivamo i colori della Roma, adesso dell’Inter. Fra i miei soci ci sono anche Daniele De Rossi e Alessandro Florenzi».
Si guadagna più così o cantando?
MM - «Così, ma alla fine te ne restano in tasca di più se fai la popstar. Adesso abbiamo aziende vere e proprie e tanti stipendi da pagare: io ho 35 talent e 40 persone al lavoro in agenzia».
TDG - «Quello dei videogames è un business che nel mondo fattura più di musica e cinema messi insieme, però anche io ho 25 impiegati e 30 giocatori...».

 


Quando c’è stata la svolta?
TDG - «Con il lockdown. Per tanti è stata una sciagura, a noi due ha cambiato la vita in meglio. Ci ha completamente rigenerato».
MM - «Io mi sono fidanzato con Benedetta (Balestri, sua socia e figlia dell’autore tv Marco, ndr), e tutta quella situazione ci ha dato la possibilità di conoscerci fino in fondo». 
TDG - «Senza pretese, abbiamo superato la paura del passo falso che ci aveva immobilizzato e abbiamo cominciato a suonare sui social - chitarra e voce - le nostre canzoni. I riscontri sono stati eccezionali: abbiamo scoperto di aver addirittura lasciato un segno nelle nuove generazioni. Buttarsi, essere veri, nudi e crudi, alla fine paga sempre».
E quindi, cosa avete fatto?
MM - «Abbiamo collaborato a distanza con Colapesce, Peter White, Cannella. Poi a un certo punto, tre anni fa, uno come Gazzelle, che quest’estate canterà allo stadio Olimpico (il 6 giugno, ndr), ci ha scritto su Ig: “Sto per coronare il sogno della mia vita con un concerto all’Atlantico di Roma e vorrei avervi con me sul palco. Ho iniziato ascoltando voi due”. Abbiamo accettato l’invito e insieme ci siamo esibiti con Per dimenticare: è stato pazzesco».
A proposito, nel 2009 con “Per dimenticare” cantavate contro il matrimonio (casa al mare, conti a fine mese, mal di testa ricorrenti etc.) e gli impegni solenni: oggi come siete messi?
TDG - «Mai avrei pensato di fare tutto il contrario di quella canzone (ride)... Ho due figli di 8 e 7 anni, i suoceri e faccio la spesa e anche la tombola a Natale. Mi manca solo il cane».
MM - Quello ce l’ho io».
Vi sposerete?
TDG - «Per ora no, ho già fatto tutto il resto. Diciamo che mi tengo una via di fuga (ride)».
Matteo, è vero che lei è sul punto di farlo?
MM - «Non parlo. Lo devo ancora dire a tanti amici carissimi».
Ha già organizzato ogni cosa?
MM - Gliel’ho appena chiesto, l’altro giorno, a Parigi. È stato bellissimo. Posso dirlo: sono felice. Siamo felici».
Thomas, così piccoli i suoi figli l’hanno mai vista cantare?
TDG - «Mai. E non vedo l’ora che scoprano l’altro mondo del loro papà».
Thomas, lei su Instagram compare con la barba bianca, mentre Matteo forse se li tinge ma ha barba e capelli ancora scurissimi: per il resto del corpo intervenite massicciamente contro il tempo che avanza?
TDG - «Figuriamoci, io no. Sono così basico che volte mi lavo i pochi capelli rimasti con il sapone...».
MM - Giuro che non mi tingo. Mai fatto in vita mia. Però dopo la doccia del mattino la cremina antirughe me la metto, l’imbarazzo machista su queste cose non ce l’ho più. In fondo ho la fidanzata più giovane di me di 15 anni. Se posso sembrare un po’ meglio di quello che sono, perché no? E comunque adesso sono molto meno vanitoso di prima». 
Di cosa siete più orgogliosi?
TDG - «Potremmo smettere anche domani ma quattro-cinque pezzi che fanno parte del canzoniere italiano ce l’abbiamo e questo per noi è davvero una grande conquista. È una specie di dono che abbiamo avuto, qualcosa di importaante che va oltre di noi».
Tornando in pista, qual è il timore maggiore che avete?
TDG - «Sembrare fuori luogo. E non farcela fisicamente».
Come ve la passate su quel fronte? Vi allenate?
MM - «Non male, dai. Corriamo. Sono curioso, però, di vedere come reagiremo al super stress di quest’estate. Di cantanti che fanno il doppio lavoro, un vero lavoro, in Italia non ce ne sono».
Andrea Scarpa
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