Un dolore immenso portato con dignità e riservatezza, ma mai con arrendevolezza. Semmai con rabbia, con la determinazione ferrea di chiedere giustizia e verità per la morte di suo figlio. È così, dalle immagini delle udienze in tribunale che l'Italia ha conosciuto Rita Calore, mamma di Stefano Cucchi, nei 10 anni di processo che hanno portato alla condanna dei carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro per la morte di suo figlio.
Dieci anni di battaglia legale in cui Rita non ha mai saltato un'udienza, accanto al marito Giovanni Cucchi e la figlia Ilaria ed è diventata suo malgrado il simbolo di tutte le famiglie che chiedono giustizia e verità contro gli abusi in divisa e non solo. Sempre in prima linea, nonostante il dolore e i costi economici del processo, negli ultimi anni, di salute. Rita si è spenta oggi, 17 ottobre, a pochi mesi dalla condanna definitiva confermata in Cassazione per i due carabinieri che hanno ucciso Stefano e a pochi giorni dall'elezione di Ilaria Cucchi al Senato della Repubblica. "si è arresa per andare a riabbracciare Stefano" le parole del legale della famiglia Fabio Anselmo.
Cucchi, morta Rita Calore: era la mamma di Ilaria e Stefano
La battaglia per la verità su Stefano
Ci sono vicende giudiziarie che segnano la coscienza collettiva di un paese. E la storia di Stefano Cucchi, geometra romano 31enne ucciso dai carabinieri il 22 ottobre 2009 durante la detenzione per spaccio è stata per l'Italia intera un simbolo.
Nel 2020, a margine di un'udienza Rita Calore riassunse in poche frasi il dramma di una famiglia provata, prima dalla morte del figlio e poi dalle difficoltà per ottenere la verità sulla morte del giovane quando era in custodia dello stato: «Questa storia ci ha distrutto fisicamente e economicamente, abbiamo passato momenti terribili, abbiamo chiesto prestiti in banca per far fronte alle spese del processo. Il lavoro ne ha risentito, lo studio, dove lavorava anche mia figlia Ilaria, è andato sempre peggio, alcuni nostri dipendenti sono andati via. Per dieci anni non ho mancato un’udienza, poi mi sono ammalata prima io, poi mio marito».
La malattia
Al dolore si è aggiunto altro dolore nel 2019, quando a Rita è stato diagnosticato un tumore. Scoperto in ritardo anche a causa degli impegni e dei costi psicologici ed economici del processo: «Lo sai i medici che cosa mi hanno detto? Che sono dieci anni che me la porto avanti, io l’ho scoperto sette mesi fa» aveva dichiarato nel 2019 «Sicuramente è intorno ai dieci anni che ce l’ho, io l’ho scoperto sette mesi fa. Bisogna pure dire che non mi sono fatta mai controlli, che me la sono cercata, questo va detto, però i miei pensieri erano altri. Però quando quel medico mi disse cosa avevo risposi, "così all’improvviso, in sette mesi?" e lui, "Signora, lei come minimo sono dieci anni che se lo porta dietro"».
A tre anni dalla diagnosi è arrivata oggi, 17 ottobre 2022, la notizia che non Rita non ce l'ha fatta. Lascia l'eredità di una testimonianza, una speranza per tutti coloro che attendono giustizia per casi mai risolti.
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