Antonio Padellaro: «Paolo Graldi lavorando si divertiva e riusciva a sentire il profumo delle notizie»

Il collega negli anni del Corriere: "Ricordo un articolo firmato a quattro mani su un politico che voleva la tangente trasparente"

Antonio Padellaro: «Paolo Graldi lavorando si divertiva e riusciva a sentire il profumo delle notizie»
di Mario Ajello
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Domenica 31 Dicembre 2023, 00:40 - Ultimo aggiornamento: 00:43

Antonio Padellaro, che giornalista era Graldi?
«Era uno a cui brillavano gli occhi quando sentiva il profumo della notizia. I giornalisti si dividono in due categorie. Ci sono i questionisti, cioè quelli che appena accade un fatto dicono: ah, è successo questo? E perché? Per come? Che cosa dobbiamo o dovremmo fare? E ci sono i proiettili, o i razzi. Quelli che succede una cosa, ti volti e non li vedi più. Sono già partiti sulla notizia. Paolo era della seconda categoria».


Eravate insieme al Corriere della sera?
«Sì, nella prima fase che direi epica il capo della cronaca romana era Roberto Martinelli, e la sua squadra con dentro Graldi e Andrea Purgatori, che sono morti tutti e due in questo anno orribile, metteva a segno scoop memorabili. Poi per quasi dieci anni la cronaca romana l’ho diretta io, e con Paolo e gli altri abbiamo cercato di mantenere il livello». 


Lavoro e convivialità?
«Sempre. Anche questa volta, come ogni anno, a me e ad altri carissimi amici ci aveva convocato per la cena di Capodanno a casa sua. Era la nostra cerimonia del tortellino. Lui ne faceva arrivare una valanga da Bologna. Era un bolognese autentico, pieno di allegria, di ironia, di generosità. Averci a cena a Capodanno per lui era un rito irrinunciabile. E guarda com’è la vita, Paolo se n’è andato proprio a ridosso della cena che lui e la dolcissima moglie Simona stavano organizzando come sempre».


Avete mai firmato un articolo a due mani? 
«Ne ricordo uno. Parlava di un socialista che aveva proposto la “tangente trasparente”. Sosteneva che, per evitare guai, andava stabilito che i mediatori tra affari e politica devono ricevere un compenso. Credo che la famiglia Verdini approverebbe. Ci divertimmo moltissimo, e la cifra di quegli anni era proprio il divertimento. Paolo era un mattatore, e dove c’era da far casino c’era lui. La potenza infinita di una persona così è quella per cui mentre da dieci minuti stiamo parlando di Paolo per questa intervista non smettiamo di ridere. E stiamo ridendo con lui».
 

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