Paolo Graldi, oggi i funerali a Roma: nel feretro il taccuino e una mini-Ferrari

Le esequie dell'ex direttore del Messaggero a San Salvatore in Lauro. In piazza la musica di Lucio Dalla

Ultimo saluto a Graldi, oggi i funerali a Roma: nel feretro il taccuino e una mini-Ferrari
di Mario Ajello
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Martedì 2 Gennaio 2024, 00:14 - Ultimo aggiornamento: 3 Gennaio, 08:37

Oggi nella chiesa di San Salvatore in Lauro si svolgono, alle 11 del mattino, i funerali di Paolo Graldi, l’indimenticabile direttore del Messaggero e del Mattino e un maestro per tanti di noi. Insieme a lui, nel feretro oltre a un modellino della Ferrari di cui era tifosissimo ci sono il suo inseparabile taccuino e la penna: li usava per annotare spunti e idee, per abbozzare le domande per le sue interviste a grandi personaggi, da Arbore a Maira, da Giancarlo Giannini a Giovanna Ralli, da Pingitore a Zoff e a Panatta e via così, e queste conversazioni diventeranno un libro sicuramente gustoso e istruttivo. 

Il desiderio della moglie Simona e degli amici più cari è quello di far suonare sulla piazza, fuori dalla chiesa di San Salvatore, dopo le esequie, «Canzone» di Lucio Dalla: il motivo prediletto del cantautore bolognese di cui Paolo era concittadino ed è stato sodale in gioventù.

A qualche amico lo aveva confidato: «Mi piacerebbe sentire questa canzone per l’ultima volta al mio funerale». E gli veniva risposto: «Ma non parlare di queste cose, per noi sei eterno!».

Addio a Paolo Graldi, il giornalista che sapeva capire i lettori

FENOMENO POP

E comunque, in questi giorni alla camera ardente per Graldi, nella clinica Pio XI da cui la moglie Simona non riusciva ad allontanarsi e c’è da capirla considerando l’amore che li univa, sono passate tutte le persone che gli volevano bene. Non sono poche. Gente famosa ma anche no. Intanto sui social, specie su Facebook, è partita un’ondata di commozione e di affetto popolare che stupisce ma neanche tanto, vista l’empatia che il personaggio suscitava anche in chi non lo conosceva direttamente. Scrive la giornalista Silvana Mazzocchi, che con lui ha raccontato su testate diverse gli anni del terrorismo e i grandi fatti di cronaca: non c’è più «il mio amico più caro, mio fratello da quando eravamo ragazzi». Scrive l’ottimo Roberto Santi che era il suo autista quando dirigeva il Messaggero, postando una foto con una trinità (Paolo, Roberto e Salvatore a sua volta autista e persona molto ben voluta da Graldi): «Con lui ho trascorso anni fantastici. Altruista, generoso, sempre rispettoso. Ciao Paolo, ti porto nel cuore».

Su Fb il graldismo impazza e, una volta tanto, è un bel vedere. Ecco che cosa scrive a nome della Fondazione Giancarlo Siani, il fratello Paolo: «Era il ‘93. Le indagini sull’omicidio di Giancarlo erano ferme. Una sera portai mio padre, già fortemente piegato dal dolore, nella stanza del direttore del Mattino, Zavoli, dove c’era anche il vicedirettore Graldi. Fu un incontro straziante. Graldi profondamente commosso ci accompagnò poi all’uscita e ci disse sul portone di via Chiatamone sotto voce ma con fermezza: li prenderemo, il giornale non si arrenderà, ve lo prometto. E così fu». Potrebbe bastare questo per capire chi è stato Graldi.
 

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