Matilde Bernabei: «Lanciai Terence Hill, pagai una vacanza a Dustin Hoffman. Ma quanta paura con "Che Dio ci aiuti": non mi alzavo più dal letto»

Parla la regina della fiction e moglie di Gianni Minoli: "Il nostro amore è imperfetto, nostra figlia Giulia è l’espressione del nostro meglio"

Matilde Bernabei: «Lanciai Terence Hill, pagai una vacanza a Dustin Hoffman. Ma quanta paura con "Che Dio ci aiuti": non mi alzavo più dal letto»
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Mercoledì 17 Gennaio 2024, 09:35 - Ultimo aggiornamento: 09:44

Matilde Bernabei è ancora la regina della fiction. Con suo padre Ettore ha fondato la Lux Vide più di 30 anni fa, precisamente nel 1992. Una scommessa vincente. «Con la metà della liquidazione, 800 milioni di lire, il babbo ed io fondammo la Lux».

Per suo padre e lei hanno lavorato ai loro esordi Alessandro Borghi, Micaela Ramazzotti, Alba Rohrwacher, Luca Marinelli, Miriam Leone e tantissimi altri. Anche Terence Hill con Don Matteo: «Dicevano che ha due espressioni: però bucano il cuore». Un'azienda di famiglia che ha sempre funzionato: «Nel ’94 chiesi a mio fratello Luca di venire a lavorare nella produzione, da 11 anni è l’ad. Facemmo un colpo convincendo Dustin Hoffman a interpretare I Medici: gli pagammo una vacanza in Italia per i 30 anni di matrimonio».

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Cattolica credente pur non avendo mai votato Democrazia Cristiana, Matilde Bernabei al Corriere della Sera ricorda anche quando ha prodotto "Che Dio ci aiuti".

Un titolo non a caso. «Certe volte ho avuto paura. Ci sono stati problemi economici enormi, temevo il fallimento: il gruppo Kirch, il più grande gruppo dell’audiovisivo europeo, era fallito, e ci doveva 30 miliardi di lire: ci siamo salvati perché li ho convinti a darci alcune delle loro serie, che poi ho rivenduto a vari broadcaster. Un’operazione che ci ha salvati. Ho avuto un crollo psicofisico, sai quando non riesci ad alzarti dal letto e vorresti scomparire? Ho buttato il cuore oltre l’ostacolo e, piena di paure, sono andato a riprenderlo».

Oggi la Lux è entrata a far parte di Fremantle. Una necessità: «Per andare avanti in un mondo sempre più competitivo e in cambiamento, era importante legarci a un gruppo europeo. Siamo entrati nella famiglia Fremantle, che nei prossimi tre anni si consoliderà al 100 percento delle quote. Le nostre serie parlano di tutti i problemi e di come provare a risolverli per vivere un po’ meglio la propria vita. Continueremo su questo cammino».

A 20 anni Matilde Bernabei sposò Giovanni Minoli. «Vedevo Giovanni ma in casa non lo dicevo a nessuno. Ha 9 anni più di me, che da giovani equivalgono a un mondo. Abitava in un loft a Trastevere. Mio padre, che era amico di suo padre, dopo qualche mese capì e disse: non penso che stiate tutti i giorni a parlare di Napoleone. Facciamo così: o vi sposate o non lo vedi più...».

Un matrimonio a modo loro perfetto. «Giovanni ed io abbiamo avuto altre vite e amori, c’è stata una mia fuga in Norvegia…Da qualche anno viviamo in due case comunicanti, la sera spesso ceniamo insieme, parliamo di tutto con piacere. Come tutti i grandi amori ha delle imperfezioni. Nostra figlia Giulia è l’espressione del nostro meglio».

Il termine convivenza non piace a Matilde. E al Corsera vuole chiarire che «ci sono milioni di tipi d’amore. Abbiamo un patrimonio di passioni, interessi e valori comuni. Quando l’ho conosciuto, a 20 anni, lavorava già alla Rai. Giovanni è un rivoluzionario istituzionale ma è anche l’uomo più intelligente e affascinante che conosco. Tra poco festeggiamo le nozze d’oro».

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