Matilda De Angelis: «Discriminazioni? Mia madre mi ha educata a rispondere, sono sempre stata una stron...»

Matilda De Angelis: «Discriminazioni? Mia madre mi ha educata a rispondere, sono sempre stata una stron...»
di Gloria Satta
3 Minuti di Lettura
Martedì 14 Febbraio 2023, 07:23

Cappellini, crinoline, tenacia esemplare e grinta indomabile: è Matilda De Angelis, femminista ante-litteram del XIX secolo nella serie Netflix La legge di Lidia Poët (disponibile dal 15 febbraio sulla piattaforma). Ispirata a un personaggio realmente esistito, la prima donna italiana entrata nell'Ordine degli Avvocati ma espulsa solo perché femmina, ambientata nella Torino di fine Ottocento e interpretata anche da Edoardo Scarpetta, Pier Luigi Pasino, Sara Lazzaro, la serie in 6 godibilissimi episodi diretti da Matteo Rovere e Letizia Lo Martire mescola generi diversi: thriller, commedia, storia d'amore, poliziesco.

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CICLONE
E al centro di tutto c'è la protagonista, un autentico ciclone a cui Matilda, 27 anni e una carriera inarrestabile (ha appena interpretato per Amazon la serie Citadel dei fratelli Russo) presta carisma e ironia: Lidia Poët che, dopo aver presentato ricorso contro l'espulsione dall'Ordine, fece l'avvocata come assistente del fratello vincendo cause e risolvendo casi difficili.

Un personaggio di due secoli fa «ma destinato a risuonare nel nostro presente in cui c'è ancora tanto cammino da fare per raggiungere l'uguaglianza di genere», dice Rovere, anche produttore con la sua Groenlandia. Matilda, bellezza moderna eppure a proprio agio nei fastosi costumi d'epoca di Stefano Ciammitti, afferma di essere entrata nel ruolo con grande convinzione. «Come attrice, mi sento sempre lusingata quando mi chiedono di interpretare donne forti, determinate, destinate a scontrarsi con un mondo maschilista», spiega Matilda nel corso dell'anteprima torinese, organizzata da Netflix in una suggestiva cornice ottecentesca. «Lidia è un personaggio di grande peso, una donna che ha fatto la storia. Un motivo di più per raccontare la sua vicenda poco conosciuta. Sul set abbiamo lavorato con immaginazione e empatia partendo da informazioni ridotte. E io ho cercato di dare a Lidia più sfumature possibili, di renderla anche fragile e fallibile». La serie, sottolineano gli sceneggiatori Guido Iuculano e Davide Orsini, non vuole essere una biografia pura e semplice: «Anche se immersa nella Torino pre-industriale, socialista, esoterica di fine Ottocento, la storia di Lidia ha rappresentato soltanto il punto di partenza per costruire episodi e personaggi di fantasia».

 


PREGIUDIZI
Anticonformista, sessualmente libera, incapace di accettare le imposizioni della società del tempo, Lidia-Matilda deve scontrarsi contro discriminazioni e pregiudizi anti-femminili. «Tra cent'anni queste cose non esisteranno più», dice in un episodio della serie. «Ma oggi la disparità esiste ancora anche nel mio lavoro, a cominciare dal gap salariale», s'infervora De Angelis, «è un tema, questo, denunciato molto più all'estero che in Italia ma le ingiustizie contro le donne si manifestano anche a livello meno evidente, in forma più sottile». A cosa si riferisce? «Alle discriminazioni espresse senza cattiveria ma tacitamente accettate, come il complimento non gradito, l'aggettivo "bella" associato al sostantivo attrice». E lei deve difendersi spesso? «Sono fortunata, mia madre mi ha educata a rispondere. Subisco poco le discriminazioni. Sono sempre stata una grande testa di c...».

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