MOGLIANO - La pandemia, il ritiro degli ultimi anni, l’up and down dell’umore e il corpo come teatro del dolore. Maria Chiara aveva voluto costruire intorno a quel soprannome che si era data, Lady Gavioli un personaggio da jet set e copertina patinata. Quasi distopico però di fronte a una realtà ben più frastagliata. Fatta di vuoti di felicità e difficoltà relazionali. E di un progressivo ripiegamento nella villa adagiata nella campagna moglianese che era diventata un rifugio e insieme una prigione. Bella, ricca, determinata. Maria Chiara chiude a 47 anni il cerchio di una vita che ha anche saputo far sognare. Almeno nelle sue narrazioni, uno storytelling accurato, tutto teso a metterne in evidenza le luci e a nascondere le ombre. Nata in una famiglia agiata, immersa nella bellezza e nelle possibilità, Maria Chiara ha studiato al Collegio Astori con tutti i rampolli moglianesi e veneziani. Ed è sempre stata lei stessa artefice della propria biografia. Che oggi in molti giudicano sospesa tra realtà e proiezione. A Mogliano aveva pochi amici e molti conoscenti.
GIOVINEZZA DORATA
«Aveva trascorso una giovinezza dorata tra Cortina, la Sardegna e il sud. Certamente vicina all’ambiente calcistico -raccontano- il padre, ai tempi di Maurizio Zamparini era stato a un passo dal comprare il Venezia. E nelle case di proprietà vivevano molti giocatori». Così Maria Chiara ama ricordare gli anni ruggenti in cui frequentava i campioni e la serie A, da Paolo Maldini a quella storia con mister Allegri.
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