Glory Kevin, dalla prostituzione al red carpet a Venezia: «Vendevo il mio corpo, il cinema mi ha salvato»

Nigeriana, 25 anni, sfila emozionata sul red carpet per accompagnare il suo primo film da attrice, Princess di Roberto De Paolis

Glory Kevin, dalla prostituzione al red carpet a Venezia: «Vendevo il mio corpo, il cinema mi ha salvato»
di Gloria Satta
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Giovedì 1 Settembre 2022, 10:03 - Ultimo aggiornamento: 21:05

Quando il cinema ti salva la vita. Glory Kevin, 25 anni, nigeriana, grandi occhi vivacissimi e una gran massa di treccine ossigenate che spiccano sulla pelle d'ebano, sfila emozionata sul red carpet per accompagnare il suo primo film da attrice, Princess di Roberto De Paolis che racconta la storia di una prostituta nigeriana in Italia e ha inaugurato tra gli applausi la sezione Orizzonti. In passeggino fuori dalla sala, accudita da una tata, è rimasta ad aspettarla Mary Jane, la figlioletta nata appena un mese fa. E pensare che fino all'anno scorso Glory faceva la sex worker sul litorale romano come tante conterranee sbarcate in Italia con il miraggio di un lavoro onesto ma costrette poi a vendersi per ripagare il debito contratto con le madame, le famigerate schiaviste che organizzano a caro prezzo l'espatrio delle ragazze, in pratica un'autentica tratta di esseri umani.

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LA DISPERAZIONE
«Sono sbarcata in Italia 6 anni fa, sperando di avere una vita migliore di quella che mi si prospettava in Nigeria.

Ma quando incontri tante difficoltà per ottenere i documenti e non hai un soldo in tasca per sopravvivere», racconta con sincerità Glory, «la disperazione ti spinge ad accettare qualunque lavoro, anche la prostituzione». Una pausa, si capisce che la ferita è ancora aperta. «Ma io sono stata fortunata: il cinema mi ha tolta dalla strada dov'ero finita dopo aver saldato il mio debito ma senza intravvedere un'alternativa alla prostituzione. Grazie a De Paolis e alla produttrice Carlotta Altieri, che mi hanno voluta nel film, ora ho una vita diversa e posso ricominciare a sognare». Aggiunge commuovendosi: «È stato Dio a farmi incontrare quelle persone a cui devo tutto. La fede è stata sempre importante nella mia vita. Quando vendevo il mio corpo, mi rivolgevo al Signore per non soccombere. E Lui mi ha dato la forza di andare avanti». Perché ha accettato di girare il film che racconta la sua dolorosa esperienza? «Volevo dimostrare che anche le ragazze africane, costrette vendersi come è capitato a me, possono avere un talento e dei sogni, soprattutto meritano rispetto. Possiamo insomma fare altro che stare sulla strada. E ora, lo confesso, sogno di continuare a fare l'attrice». Prima, però, vuole tornare a scuola: «Il mio obiettivo è imparare alla perfezione l'italiano. Il vostro è un Paese fantastico che, a differenza dell'Africa dove non esistono progetti o buoni leader, offre tante opportunità».


EMARGINAZIONE
È stato proprio De Paolis, 42 anni, a scegliere Glory e le altre interpreti, ex sex workers nigeriane tolte dalla strada dall'associazione Piam. Ma il regista romano si è anche immerso nel loro mondo «a volte fingendomi un cliente», rivela. «Si girano tanti film sull'immigrazione e lo sguardo è sempre quello degli autori. Io invece volevo raccontare la realtà di quelle schiave moderne, che rappresentano l'espressione estrema dell'emarginazione, dal loro stesso punto di vista. Glory e le altre mi hanno offerto molti spunti e hanno contribuito in misura decisiva al film portando sul set la loro esperienza e avendo la libertà di improvvisare molte scene e dialoghi». Carica di energia, solare e perfino gioiosa, nel film Glory si vende nella pineta di Ostia. I clienti vanno e vengono: c'è il riccone viziato in vena di esperienze estreme (Maurizio Lombardi), c'è il tassista mezzo matto (Salvatore Striano), c'è il vecchio stanco della vita trascinato là dal figlio. E c'è il tipo solitario e romantico (un toccante Lino Musella) che si mette in testa di redimere la giovane prostituta. Lei, in un primo momento, trova in lui un amico, un conforto, un motivo di speranza ma presto capisce che potrà salvarsi esclusivamente da sola.


GRAVIDANZE
Spiega Musella, 41: «Ho avuto bisogno di tempo per accostarmi a quel mondo nel modo più delicato possibile. Essendo maschio, bianco, occidentale mi sono sentito impreparato a capire quella realtà che non conoscevo, ma capace di lasciare un segno profondo. Film come Princess possono cambiare la tua percezione del mondo». E possono ribaltare i destini: «Alla fine delle riprese», racconta De Paolis, «Glory è rimasta incinta ma aspettavano un bambino anche alcune altre interpreti del film». Sorride Glory: «È stato Dio a volere il cambiamento».
 

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