Morto Enzo d'Orsi, maestro di giornalismo che scriveva per gli altri e non per se stesso: inventò la Supercoppa italiana

Cresciuto a Foligno e piemontese di adozione, ha chiuso la sua carriera nel gruppo Caltagirone a Leggo

Morto Enzo d'Orsi, maestro di giornalismo che scriveva per gli altri e non per se stesso: inventò la Supercoppa italiana
di Guido Boffo
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Sabato 30 Marzo 2024, 17:49 - Ultimo aggiornamento: 20:13

Enzo D'Orsi aveva un'idea rigorosa del giornalismo, decisamente british. La si può riassumere in una regola aurea, non scontata: scrivere per gli altri, non per se stessi. Uno stile asciutto, parsimonioso di aggettivi e iperboli. Ma non privo di creatività.

Aveva una conoscenza del calcio enciclopedica, leggeva le partite come una radiografia. Apparteneva alla categoria dei giornalisti-tecnici, tant'è vero che loro, i tecnici non giornalisti, si confrontavano con lui senza complessi di superiorità. Uno su tutti, Trapattoni.

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Addio a Enzo D'Orsi

I giocatori lo consideravano non un cacciatore di pettegolezzi o facili scoop, ma un interlocutore stimolante.

Uno su tutti, Platini. Enzo D'Orsi non era un uomo semplice, né accomodante. Cresciuto a Foligno e piemontese di adozione, amava intestarsi battaglie impopolari, farsi amici e soprattutto nemici, risalire la corrente dal verso sbagliato, spegnere le bollicine di Maifredi quando sembrava che l'unico calcio possibile fosse il calcio-champagne o denunciare, se non per primo tra i primi, il sistema Moggi. Quando il sistema Moggi era così in auge da decidere e ostacolare carriere.

«Maestro di giornalismo»

Enzo D'Orsi era un maestro di giornalismo, una perla rara in un mondo di prime donne, spesso abusive. Mi sono affacciato alla redazione torinese del Corriere dello Sport a 18 anni, e da lì era appena passato Massimo Gramellini. Gli sono debitore delle sfuriate, degli articoli strappati in malo modo e fatti riscrivere, di un'autoradio lanciata contro un muro, della pazienza con cui innaffiava e strattonava un giovane cronista, di massime impeccabili («Mai fare una domanda in un titolo, il lettore paga per avere risposte»), di tanto marciapiede. Ha chiuso la sua carriera a Leggo, giornale di questo Gruppo.

Enzo e lo sport

Alle cronache passerà come l'ispiratore della Supercoppa italiana, un'idea lanciata a cena con Paolo Mantovani, il presidente della Sampdoria, l'idea di una sfida tra la squadra vincitrice della Coppa Italia e quella campione d'Italia, sulla falsariga della Charity Shield. Aveva una passione per il calcio inglese, in particolare per il Manchester United. Ma la sua isola felice era la Samp, non per ragioni di tifo, piuttosto di anticonformismo. Sul bavero della giacca portava il distintivo del Cerchio Blu, il simbolo che identificava il cerchio magico di Mantovani, un gruppo esclusivo di giornalisti-confidenti.

Enzo D'Orsi ha raccontato quattro Mondiali a cinque Europei, ha scritto libri e raccolto maglie originali, per la precisione 350, impilate nella sua casa di Saluzzo, sopra tutte quella di Gaetano Scirea. Ci ha lasciati a 71 anni, ha lasciato soprattutto la moglie Maria Paola e tre figli - Jacopo, che ha seguito le sue orme alla Stampa, Ludovico e Niccolò. Ci mancherà, mancherà al giornalismo e al calcio. E probabilmente, a questo punto, starà rileggendo e correggendo anche questo ricordo, cancellando qualche aggettivo.

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