Claudio Bisio: «In un museo di Roma mi hanno fatto lo sconto per anziani. Ho capito solo lì di essere diventato vecchio»

Il comico racconta: "Il mio maestro a sua insaputa è stato Dario Fo, andavo di nascosto a vedere le sue prove"

Claudio Bisio: «In un museo di Roma mi hanno fatto lo sconto per anziani. Ho capito solo lì di essere diventato vecchio»
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Mercoledì 18 Ottobre 2023, 09:59 - Ultimo aggiornamento: 13:50

Attore senza essere figlio d'arte. La mamma di Claudio Bisio maestra di elementari, il padre rappresentante di essenze per liquori. Lui ha 66 anni oggi «ma quelli percepiti sono 16», racconta al Corriere della Sera. E il tempo è il suo più grande nemico. Ma sempre con un sorriso. «Ci sono posti dove non posso più andare: come faccio ad andare alle Colonne di San Lorenzo a bere una birra? Mi scambiano per un vecchio guardone. Ma la cosa che più mi ha dato fastidio è successa qualche mese fa. Ero a Roma con mia figlia e siamo andati a vedere una mostra all’Ara Pacis. Alla cassa ci hanno detto che c’erano sconti per under 25 e per over 65. Io li avrei pagati quei due euro in più, ma mia figlia si è girata troppo velocemente verso di me... In un secondo ho scoperto che lei ormai era adulta e io un vecchio».

La passione per la recitazione

A Claudio Bisio piace far ridere.

Da sempre. Una voglia nata presto, andando a teatro, di nascosto. «Il mio maestro a sua insaputa è stato Dario Fo, andavo di nascosto a vedere le sue prove. Lo conobbi quando avevo solo 15 anni, durante un’occupazione al Cremona, il liceo scientifico. Gli chiesi se poteva venire da noi a scuola, convinto dicesse di no. Invece anche se non mi conosceva rispose subito di sì. Ci fece Mistero Buffo nell’Aula Magna e io rimasi affascinato da quell’affabulazione, dai versi di Cielo d’Alcamo e di Cecco Angiolieri. In quel momento ebbi la folgorazione sulla via di Damasco; mi dissi: io voglio fare quella cosa lì, senza sapere bene cosa fosse. Decisi di prenderlo come modello e maestro, i miei spettacoli in fondo sono delle affabulazioni».

Gli esordi

«Se Dario Fo è il papà, Paolo è il fratello maggiore, anche se lo sovrasto fisicamente...».I suoi esordi al Derby di Milano. Altro che Zelig. «Era ben diverso, era il locale notturno della mala, il pubblico era fatto di gente che arrivava dalle corse dei cavalli, maîtresse e biscazzieri (...). Era una fatica vera, iniziavano alle 11 di sera e si andava avanti fino alle 2 di notte e oltre, quando arrivava una fauna strana. Mi chiedevo dove era stata questa gente fino alle 2, ma era meglio che non mi rispondessi». In coppia con Antonio Catania, Claudio al Corriere della Sera la definisce come «una bella scuola, difficile far ridere in quella situazione, spesso con gente di spalle, perché mangiavano e non ti davano retta».

I film

Uno dei ricordi più belli è stato girare Mediterraneo di Gabriele Salvatores. Una vacanza. «Eravamo un gruppo di amici che cazzeggiava e beveva ouzo. Ho dormito tre ore in due mesi. Bellissimo». Tante volte si è mangiato le mani per aver detto di no a qualche film. Ha rischiato di perdere anche Benvenuti al Sud come ha svelato al Corsera. «Sarei arrivato fino all'avambraccio questa volta». Ora ha deciso di fare il regista. «Sono un pazzo. Nel momento in cui uno può godersi 43 anni di carriera mi sono messo in un’impresa durata quattro anni e mezzo». Il suo film è "L’ultima volta che siamo stati bambini!, tratto dal libro di Fabio Bartolomei. È la storia di tre bambini che decidono di partire in segreto per convincere i tedeschi a liberare il loro amico ebreo catturato nel rastrellamento del ghetto di Roma del 1943. «Una storia di finzione dentro una realtà più che vera, una vicenda reale ma allo stesso tempo surreale. Mi ha affascinato l’idea di raccontare l’orrore senza mai mostrarlo, narrarlo attraverso lo sguardo disincantato e inconsapevole di tre bambini di nove anni».

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