Piero Calamandrei, chi è il padre costituente citato dal presidente Mattarella

Padre costituente e fondatore del Partito d'Azione

Piero Calamandrei, chi è il padre costituente citato dal presidente Mattarella
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Martedì 25 Aprile 2023, 17:52 - Ultimo aggiornamento: 18:30

Piero Calamandrei è stato un giurista e intellettuale politico toscano. È uno dei padri costituenti, cioè è uno dei membri dell'Assemblea costituente che hanno scritto materialmente la nostra legge fondamentale. Per lui, uomo che aveva avversato la dittatura e poi attraversato e combattuto la guerra partigiana, era inscindibile il legame tra la Resistenza e la Costituzione. Un rapporto che ha sottolineato oggi anche il Capo dello Stato. 

Mattarella, Calamandrei e la Costituzione

Sono di Calamandrei, infatti, le parole pronunciate a Cuneo dal presidente Sergio Mattarella quando ha detto: «Se volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione». È questo infatti un pezzo del discorso Calamandrei rivolse a un gruppo di giovani studenti alla Società Umanitaria, a Milano, nel 1955.

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I «nostri Morti», a chi si riferisce Calamandrei

Nel giorno in cui venne votato e approvato il testo della Costituzione della Repubblica italiana (22 settembre 1947) Calamandrei ricordò proprio il sacrificio dei partigiani: «Un richiamo ai nostri Morti, a coloro che si sono sacrificati, affinché la grande idea per la quale hanno dato la vita si potesse praticamente trasfondere in questa nostra Costituzione che assicura la libertà e la Repubblica.

Forse, questa nostra Costituzione in pratica, per taluni aspetti, è inferiore alla grandezza della loro idea; ma tuttavia ad essa ha voluto ispirarsi. Per questo io avevo in animo di proporre che la nostra Costituzione incominciasse con queste parole “Il popolo italiano consacra alla memoria dei fratelli caduti per restituire all’Italia libertà e onore la presente Costituzione». 

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Calamandrei, chi è 

Calamandrei è nato a Firenze nel 1889 ed è morto nel 1956. Si è impegnato fin da subito contro la dittatura fascista. Ha collaborato con Gaetano Salvemini e poi con i fratelli Rosselli. Fondarono insieme il Circolo di Cultura di Firenze che nel 1924 fu stato devastato dagli squadristi e poi venne chiuso per ordine prefettizio.

Ha aderito all'Unione nazionale antifascista promossa da Giovanni Amendola e nel 1925 ha firmato il manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce.

Nel 1942 è tra i fondatori del Partito d'Azione. L'anno prima aveva aderito al movimento di "Giustizia e libertà". Dopo l'armistizio si rifugia in Umbria e collabora con la Resistenza.

Dopo la Liberazione viene nominato membro della Consulta nazionale e dell'Assemblea Costituente in rappresentanza del Partito d'Azione e partecipa ai lavori di preparazione della Costituzione come membro della Commissione dei 75 e come relatore sull'ordinamento della magistratura e sulla Corte costituzionale.

Quando il Partito d'azione dsi scioglie entra a far parte del Partito socialdemocratico, per il quale fu eletto deputato nel 1948.

È stato un giurista di altissimo profilo e un intellettuale. Ha fondato il settimanale politico-letterario Il Ponte. Ha diretto anche la Rivista di diritto processuale, Il Foro toscano e il Commentario sistematico della Costituzione italiana.  

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Calamandrei e la lapide a Kesselring

Calamandrei ha dettato una famosa epigrafe per la "Lapide ad ignominia" che il Comune di Cuneo (si trova nell'atrio) ha dedicato al generale nazista, criminale di guerra, Albert Kesselring. Processato nel 1947 per crimini che vanno   dalle Fosse Ardeatine a Marzabotto, Kesselring fu condannato a morte. La condanna fu poi commutata nel carcere a vita.Nel 1952 in virtù delle sue precarie condizioni di salute fu rimesso in libertà. Tornato in Germania disse che non aveva nulla da rimproverarsi, ma che gli italiani dovevano essergli grati ed erigergli... un monumento.
Quel monumento c'è, si trova a Cuneo e in altre località ferite dall'occupazione nazista. Le parole incise sul marmo sono di Calamandrei. Eccole:


«Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
Resistenza».

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