Barbra Streisand e quel "flirt" con Re Carlo: «Per lui ero incredibilmente attraente. Mia madre mi diceva: "Sei troppo brutta per diventare famosa"»

La star, 61 anni, ha ricevuto il premio alla carriera agli Screen Actors Guild Award (Sag), secondi per importanza solo all'Academy

Barbra Streisand e quel "flirt" con Re Carlo: «Per lui ero incredibilmente attraente. Mia madre mi diceva: "Sei troppo brutta per diventare famosa"»
di Andrea Palazzo
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Domenica 25 Febbraio 2024, 07:12 - Ultimo aggiornamento: 18:36

Dopo Oscar, Grammy, Emmy e Tony, Barbra Streisand, 81 anni, pensava di aver già vinto tutto: ora le toccherà cercare spazio in libreria per una nuova statuetta, il premio alla carriera ricevuto stanotte agli Screen Actors Guild Award (Sag), secondi per importanza solo all'Academy. Ma a celebrare i suoi successi di cantante, attrice e regista ci aveva già pensato lei stessa, con le mille pagine di una monumentale autobiografia, My name is Barbra uscita negli USA a novembre (inedita in Italia). Una vita di ricordi del brutto anatroccolo nato a Brooklyn che è diventato una star globale e ha detto di no persino a Marlon Brando. «Voglio fare sesso con te», lui le dichiarò senza giri di parole, ma Barbra preferì una bella amicizia. È anche l'occasione per fare i conti col suo film più famoso, in coppia con Robert Redford, Come eravamo (1973), nel quale il regista Sidney Pollack aveva tagliato alcune scene che la Streisand reputava essenziali. «Ha distrutto il personaggio -racconta- privilegiando la storia sentimentale rispetto al discorso politico sul maccartismo». Eppure, per molti è la più bella storia d'amore di sempre. Da allora, la sua ambizione fu una sola: passare dietro la macchina da presa.

DISCHI E BELLEZZA

«Non mi sono molto divertita nella mia vita», rivela, confermando il sospetto che le priorità fossero lavoro e auto-realizzazione. Sul set del primo film da regista, Yentl (1983), licenziò il maestro della fotografia, Vittorio Storaro, perché stava innamorandosi di lui e non voleva, così, perdere il controllo sul film. Tanta caparbietà ricorda quella di Madonna, anche lei non predestinata al successo ma artefice di un impero costruito sulla "volontà di potenza" (altrimenti detta, tigna). «Sono diventata una star anche se non corrispondevo all'immagine convenzionale con il mio viso asimmetrico, il naso notevole e la grande bocca», scherza.
E nonostante tutto, è riuscita a vendere più dischi di ogni altra, superata solo da Taylor Swift. «A me non piace la parola diva, io sono nata a Pulasky street, Brooklyn», aggiunge, ma sono in pochi a crederle e se c'è qualcosa che non bisogna aspettarsi dal libro è la modestia. C'è da dire che può permetterselo. L'infanzia fu segnata da una storia tragica, la morte del padre quando lei aveva un anno. «Per mesi continuai ad arrampicarmi sul davanzale ad aspettarlo», rivela.
Sua madre non ha mai creduto che potesse avere successo come cantante: «Sei troppo brutta per lo show business». Ma Barbra era talmente sicura di sé che racconta: «Facevo la maschera nei cinema chinando sempre il viso: nessuno se lo doveva ricordare, quando sarei diventata famosa».

LA GARA CANORA

A 18 anni vince una gara canora in un bar gay di Manhattan: è l'inizio del sogno. Bastano un paio d'anni e i suoi album sono in cima a tutte le classifiche. Nel 1968 si scopre attrice e ottiene l'Oscar per il suo primo film, Funny Girl.
Malgrado la voce e il suo aspetto fossero definiti "troppo etnici", lei abbracciò a gran voce la sua identità ebraica e non volle mai rifarsi i lineamenti. L'unica a non applaudirla, sua madre: «Non capiva perché mi pagassero tanto per cantare», racconta Barbra. Nel libro c'è poco spazio per il gossip. «Mai stata con Redford, aveva tre figli!" dice, alludendo alle voci sulla sua propensione a innamorarsi dei partner sul set. Dopo le citazioni d'obbligo dei due mariti, l'attuale James Brolin e il primo, Elliott Gould (da lui l'unico figlio, Jason, gay come tanti suoi fan), è ruvido il ricordo del Don Johnson di Miami Vice: «Non è mai stato sincero».
Se sulla storia con André Agassi è evasiva, di Richard Gere non svela nulla e c'è solo un breve ricordo di Ryan O'Neal, scomparso di recente: «Cercava storielline leggere, io sono impegnativa». Su Warren Beatty non è chiara: «A letto con lui? Forse sì, una volta».

L'IMPRESA DI "YENTL"

E se Re Carlo la definì «indescrivibilmente attraente», l'allora fidanzato, Omar Sharif, rischiò di essere esiliato dal suo Paese d'origine, l'Egitto, che ai tempi era in guerra con Israele. Una parte importante del volume è dedicata al film Yentl, dopo che Barbra aveva passato 15 anni a convincere gli Studios a produrglielo. La Hollywood maschilista diffuse la voce che fosse una rompiscatole. «Se un uomo recita, produce e dirige è poliedrico. Una donna, invece, ha il delirio di onnipotenza», commenta.
La biografia è costellata da stralci di recensioni entusiastiche sul suo talento e la sua eleganza, che sembrano la spia di un costante bisogno di approvazione anche se la diva non avrebbe, ormai, più nulla da dimostrare.
Raggiunti gli 81 anni, pare che le cicatrici di Barbra non siano mai andate via e forse lei si sente ancora la bambina di Brooklyn che non ha mai avuto l'unico riconoscimento che ha sempre cercato, quello di sua madre.

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