Alexia: «Io vittima di abusi verbali e psicologici dal mio ex compagno, voglio cantare tutta la forza di essere donna»

Una delle voci più rappresentative del pop italiano presenta la canzone che ha proposto per il Festival. «È la prosecuzione ideale di “Per dire no”, dove raccontavo le violenze che ho subito»

Alexia: «Voglio cantare tutta la forza di essere donne. Un nuovo brano per Amadeus puntando a Sanremo»
di Mattia Marzi
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Venerdì 1 Dicembre 2023, 21:46 - Ultimo aggiornamento: 22:19

La voce è sempre la stessa: una delle più potenti e grintose del pop italiano degli Anni Duemila, di cui ha scritto alcune delle pagine più iconiche con hit come Ti amo ti amo, Dimmi come ed Egoista. In radio non la si sente da un po’: del resto l’ultimo album di inediti è uscito sei anni fa.

Ma ora Alexia dice di essere pronta a riprendersi il suo spazio.

Puntando Sanremo con una canzone che definisce «cruda, importante e attuale», con la quale la 56enne cantante spezzina da oltre 6 milioni di copie vendute si inserisce prepotentemente nel toto-nomi.

In attesa di domenica, quando Amadeus annuncerà al Tg1 delle 13 i nomi dei big in gara e scoprirà se potrà presentarla o meno sul palco dell’Ariston, Alessia Aquilani - è il suo vero nome - omaggia Ronnie Spector, l’ex cantante delle Ronettes e icona degli Anni ’60 scomparsa lo scorso anno, diventata un simbolo di rinascita dopo essersi ribellata agli abusi e alle violenze subite dal marito Phil Spector. La versione in vinile dell’album natalizio My Xmas, uscito lo scorso anno e ora ripubblicato, contiene una cover di Sleigh Ride delle Ronettes. «C’è un filo che lega la sua storia alla mia», dice.


Quale?
«Come lei ho lottato per impormi, emancipandomi da una figura prepotente che avevo alle mie spalle. Sono stata una Ronnie Spector e una Tina Turner. Ma senza le botte: ho subito abusi psicologici e verbali».


Quando?
«Negli anni d’oro del successo, da parte di chi avevo accanto. Oltre a essere il mio compagno, lui lavorava anche con me. Io volevo impormi, dire la mia. Mi diceva: “Pensa a cantare e basta”».


Come reagiva?
«Ero ingenua, all’epoca. Noi donne abbiamo un difetto: ci sentiamo in colpa per la sofferenza che pensiamo di provocare a qualcuno quando non vogliamo più portare avanti una storia. Colpa del nostro istinto materno. È così che nasce il fatidico ultimo incontro. Lo ebbi anche io. Ma in una piazza gremita di gente. Quando ero già andata a Sanremo a cantare le mie ferite con Dimmi come: sembrava una canzoncina spensierata, ma io dovevo davvero “salvare il mio cuore”. Non poté farmi nulla, se non ascoltarmi e ricevere il mio addio. Ho dovuto rompere dei ponti e stare tanto tempo lontana dalle scene per cercare di guarire da quelle ferite profonde».


Parla di questo la canzone che ha mandato ad Amadeus?
«Sì. È l’ideale prosecuzione di Per dire di no, con la quale proprio vent’anni fa vinsi il Festival di Sanremo: ad Alberto Salerno (marito di Mara Maionchi e autore di canzoni, ndr) bastò darmi uno sguardo per capire quello che stavo passando. Il brano, di cui non posso rivelare il titolo, è un manifesto femminista. Mi rivolgo alle donne: parlo di orgoglio e di autodeterminazione».


Amadeus le ha fatto sapere qualcosa?
«Non ancora. Onestamente credo ci siano pochissime probabilità che io sia nella lista che leggerà domenica: non sono uno di quei nomi che permettono di fare grandi ascolti. Però sarebbe molto importante per tutte le donne, in questo momento storico, se Amadeus decidesse di portare su quel palco questa canzone: Sanremo è seguito da milioni di spettatori e alle donne a casa arriverebbe un messaggio potente».


Magari può mettere una buona parola Fiorello, che l’anno scorso le fece cantare la sigla di “VivaRai2!”.
«Ahahah. Fiore è un amico. Mi ha appena mandato un altro jingle da incidere: dovrei andare a trovarlo a breve».


Si discute molto dei testi dei rapper, accusati di essere misogini e sessisti: da mamma di due adolescenti (Maria Vittoria e Margherita, 16 e 12 anni, nate dall’unione con il marito Andrea Camerana, nipote di Giorgio Armani, ndr), cosa ne pensa?
«Sono film pornografici cantati: le mie ragazze, fortunatamente, non li ascoltano. Da donna, mi sento offesa».
 

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