Fabio Melilli segretario Pd un idillio al capolinea

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Sabato 29 Novembre 2014, 06:15
LA POLITICA
Novembre nero per Fabio Melilli, che dopo un posto al sole promessogli nel governo sembra candidato a perdere anche quello nell'inferno del Pd romano e laziale conquistato appena otto mesi fa. La sua segreteria regionale è ormai appesa ad un filo, dopo la mozione di sfiducia sottoscritta da 114 membri su 215 che ne conta l'assemblea. Non fosse bastata l'onda d'urto del toto-preferenze alle Europee e della debacle alle amministrative, a complicare un quadro già carico di tensioni e divisioni c'è ora anche il caso Di Stefano, il deputato del Pd sotto inchiesta per tangenti risalenti al periodo in cui era assessore nella giunta Marrazzo e che Melilli aveva nominato coordinatore della segreteria. Un caso sul quale il deputato di Poggio Moiano ha osservato un rumoroso silenzio e anche questo gli è stato rinfacciato dai suoi oppositori.
Lui intende comunque andare avanti, convinto di poter dare il suo contributo «per fare del Pd un partito aperto» e promettendo una «stagione nuova» ma sembra che non abbia più dalla sua neanche il presidente Nicola Zingaretti. Unica sponda nel deserto romano di giovedì quella del vice segretario del partito Guerini per il quale tornare alle primarie o ad un commissariamento dopo un'esperienza così breve non sarebbe utile. A giorni si capirà se Melilli mangerà come si dice il panettone da segretario regionale del Pd. Intanto a Rieti si sgomita per conquistare le insegne della Lega: ieri indiscrezioni davano in pole il consigliere comunale fin qui civico Andrea Sebastiani. Ma a rivendicare l'investitura leghista per la conquista della Sabina è anche l'ex assessore Antonio Boncompagni.
A.L.
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