La ricerca scientifica in materia di robotica è talmente avanzata da far sembrare obsoleti perfino i droni. I droni Predator ad esempio hanno rivoluzionato i sistemi di osservazione e di controllo nelle aree di conflitto ma sono costretti a volare molto in alto e quando sono armati e sparano non di rado fanno vittime tra i civili.
La robotica, invece, suggerisce l'impiego dei nanodroni. Possono essere macchine piccole come un'ape, in grado di volare in sciame proprio come le api e sostituire le funzioni delle Forze speciali terrestri e degli agenti segreti. Sistemi simili sono in via di sviluppo all'interno del programma “Micro autonomous systems and technology” dell'Esercito americano in collaborazione con alcuni laboratori universitari. Addirittura si pensa di poter utilizzare per scopi militari i cosiddetti “nanobot”, microrobot capaci di insinuarsi nel sistema circolatorio o nei polmoni di un essere umano.
IL PERICOLO
Gli Stati Uniti si dicono sicuri: droni e robot possono essere sviluppati solo in Paesi dell'Occidente avanzato, immaginando un accesso asimmetrico al loro utilizzo. Ma se per caso una di queste macchine cadesse in mano di qualche organizzazione criminale o terroristica, che cosa accadrebbe? Molti analisti infatti ritengono che, man mano che droni e robot diventeranno più comuni, più facile potrebbe essere il loro utilizzo da parte dei terroristi.
I DUBBI
Gli altri interrogativi sull'uso dei robot autonomi riguardano il loro ipotizzato utilizzo nelle manifestazioni di ordine pubblico. In situazioni di disordini di piazza, come farebbero i robot a rispettare gli standard sull'uso della forza e a determinare le circostanze in cui, di fronte a una minaccia imminente, è legittimo aprire il fuoco?
Gli analisti e gli esperti affermano infatti che «è difficile immaginare come i robot killer possano essere programmati per rispettare il diritto internazionale».
C. Mer.
© RIPRODUZIONE RISERVATA