Omicidio Moro la Scientifica in aula: «Lo uccisero così»

Omicidio Moro la Scientifica in aula: «Lo uccisero così»
di Elena Ganelli
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Martedì 22 Novembre 2022, 08:52

Era alto più di un metro e 80 e ha sparato alle spalle da una distanza di non più di un metro il killer di Massimiliano Moro, ucciso da due colpi di pistola il 25 gennaio 2011 nella sua abitazione in largo Cesti nel quartiere Q5. La ricostruzione di quella serata l'hanno fatta ieri mattina gli investigatori della polizia scientifica di Roma e Latina nel processo davanti alla Corte di Assise presieduta da Gian Luca Soana nel quale sono imputati per omicidio con l'aggravante mafiosa, Ferdinando Ciarelli detto Macù, Ferdinando Di Silvio detto Pupetto, Antoniogiorgio Ciarelli e Simone Grenga.
Dopo il deposito di alcuni documenti cartacei e su cd relativi alla scena del crimine il pubblico ministero della Dda Luigia Spinelli ha esaminato gli agenti di polizia che parteciparono ai sopralluoghi all'interno dell'appartamento della vittima per ricostruire le modalità di quella che è stata una vera e propria esecuzione nell'ambito della guerra criminale esplosa nel capoluogo pontino in quei mesi. Dal racconto fatto in aula è emerso innanzitutto che Moro ha aperto la porta di casa ai killer che evidentemente conosceva visto che il suo nome non compariva né sui citofoni esterni della palazzina di largo Cesti né sul campanello del pianerottolo al quarto piano. Non sono stati rilevati segni di effrazione sulla porta dell'abitazione della vittima che era aperta quando gli agenti di polizia sono arrivati allertati da alcuni inquilini della palazzina. E il corpo non presentava alcuna ferita da colluttazione: chi lo ha ucciso è entrato e gli ha sparato alle spalle, mentre lui era rivolto verso l'angolo cottura: due colpi calibro 9 che lo hanno colpito nella regione occipitale di sinistra e al collo determinandone la morte come aveva già riferito nella precedente udienza il medico legale.
Un esperto della balistica ha inoltre spiegato che il killer doveva essere alto non mento di un metro e 80 e che ha sparato da una distanza di circa 40 centimetri e comunque non superiore a un metro. Moro era a terra sul pavimento del soggiorno e le altre stanze dell'appartamento erano in ordine mentre computer e televisione erano accesi. Secondo l'accusa, che ha riaperto il caso grazie alle rivelazioni del collaboratore Andrea Pradissitto, l'uccisione di Moro era stata organizzata dalle famiglie Ciarelli e Di Silvio come reazione alla gambizzazione di Carmine Ciarelli avvenuta la mattina dello stesso giorno nell'ambito di una guerra tra gruppi contrapposti che si contendevano le attività criminali nel capoluogo pontino. Il processo è stato aggiornato al 19 dicembre prossimo quando saranno ascoltati due testimoni per cui è stato disposto l'accompagnamento coattivo e poi il collaboratore di giustizia Renato Pugliese, che all'epoca era molto vicino a Moro.
 

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