Fallimento Guscio il Riesame annulla il sequestro dei beni

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Martedì 26 Gennaio 2021, 05:01
L'INCHIESTA
Il Tribunale del Riesame di Latina ha annullato il decreto con il quale il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Cario aveva disposto il sequestro preventivo di un milione e mezzo di euro sui conti correnti di sei delle persone coinvolte nell'inchiesta sul fallimento della società Circe e la vendita dell'hotel Il Guscio' di Terracina. Ieri la decisione con la quale i magistrati si sono pronunciati sulla misura accogliendo il ricorso presentato dai legali dell'avvocato Luca Pietrosanti, della moglie Simona Vescovo, dei commercialisti Luigi Buttafuoco, Aldo e Simone Manenti e del consulente del lavoro Roberto Manenti escludendo il fumus dai reati contestati agli indagati vale a dire che non esistevano sufficienti presupposti per applicare il sequestro dei conti correnti. Gli stessi reati sono alla base della sospensione dall'esercizio della professione per 12 mesi adottato dal giudice nei confronti dei professionisti. L'udienza per discutere il ricorso in appello non è stata ancora fissata, per questo il collegio difensivo composto dagli avvocati Renato Archidiacono, Tommaso Pietrocarlo, Francesca Roccato, Marco Fagiolo, Claudio De Felice e Enrico Quintavalle forte della decisione del Riesame potrebbe presentare un'istanza per la revoca del provvedimento di sospensione visto che tale provvedimento è stato adottato per gli stessi reati per i quali il Riesame ha escluso il fumus.
Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza riguardano il fallimento della società Quadrifoglio disposto con decreto del Tribunale nel dicembre 2016. La società Quadrifoglio controlla la Circe srl, che detiene le quote dell'albergo Il Guscio finito all'asta con una stima che gli attribuiva un valore di 4 milioni di euro. La procedura esecutiva immobiliare è andata avanti con un tentativo d'asta andato deserto a febbraio 2017; poi un secondo tentativo a febbraio 2018, ma alla vigilia dell'asta, quando il prezzo base per l'acquisto è sceso a 2 milioni 297mila euro, il curatore fallimentare sceglie di cedere le quote Circe a 284mila euro rinunciando agli eventuali proventi dell'asta.
La difesa da parte sua sottolinea come nonostante l'albergo fosse stato affidato al notaio con procedura esecutiva avviata nel 2008 l'amministratrice della Circe lo abbia avuto nelle sue disponibilità per altri sei anni tanto che la struttura ricettiva ha funzionato fino al 2016, periodo durante il quale sono stati prodotti debiti per ulteriori 800mila euro. E aggiunge come il primo tentativo di vendita sia arrivato bene sei anni dopo l'apertura della procedura esecutiva. Una battaglia destinata a proseguire con il ricorso in appello.
E. Gan.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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