«Due volte il covid e quarantene a raffica» l'odissea di un prof

«Due volte il covid e quarantene a raffica» l'odissea di un prof
di Laura Pesino
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Sabato 29 Gennaio 2022, 09:23

La vita complicata ai tempi del covid. Tempi di timori, quarantene, didattica a distanza e tamponi, vita sociale ridotta ai minimi di termini, giornate passate a schivare il contagio. E poi attese, ritardi, permessi al lavoro e lo sforzo immane di districarsi tra normative e burocrazia. Ma se sei genitore di tre figli e per di più docente la vita può complicarsi anche di più. Marco, professore di una scuola media del capoluogo, padre appunto di tre bambini piccoli e marito di un'altra docente, oggi sorride con ironia sapendo però di aver vissuto buona parte delle conseguenze che la pandemia comporta per una famiglia. Ha 35 anni e il suo primo incontro con il covid è stato un anno fa, a marzo, quando già aveva la prenotazione per la sua prima dose di vaccino ma si contagia poco prima, presumibilmente proprio a scuola. Si isola in un altro appartamento per proteggere il resto della famiglia e da solo affronta giorni di febbre alta, tosse e poi l'incubo del saturimetro che segna valori sempre più bassi, infine il ricovero in ospedale attaccato all'ossigeno per una polmonite causata dal virus, mentre la moglie è a casa da sola con un neonato da accudire e altri due bimbi di pochi anni.

Ci vuole un po' perché tutto sia come era prima, ma Marco guarisce e in famiglia si torna finalmente a stare sereni. A settembre però ricominciano i contagi, inizia la scuola e anche le quarantene, quelle dei figli e quelle dei genitori. La prima, quella del figlio più grande (6 anni, prima elementare) arriva dopo appena una settimana dal rientro in classe. L'ultima è stata invece prima delle vacanze di Natale, che abbiamo passato chiusi dentro casa racconta Ma fin qui nessun disagio particolare. Riuscivamo a prenotare i tamponi alla Asl ed è andato tutto bene. Ne siamo usciti il 28 dicembre indenni. Poi, giusto il tempo di vedere i parenti e qualche amico, e mia moglie comincia ad accusare i sintomi: il tampone del 4 gennaio certifica che è positiva e così per noi inizia un'altra quarantena. L'isolamento in cinque in una stessa abitazione diventa però complicatissimo da attuare e così, giorno dopo giorno, finiscono per contagiarsi tutti. Qui comincia la nostra odissea dice ancora Marco Per accertare la positività di tutti i bambini siamo stati costretti a fare tamponi privatamente, alcuni ripetuti più volte perché, anche in presenza di sintomi, continuavano a risultare negativi. Avevamo le ricette per farli tutti alla Asl ma la prima disponibilità era il 23 gennaio, troppo tardi. E' cominciato il nostro iter per fare in laboratorio i test con indice Coi, ma ognuno ci proponeva un prezzo diverso: 8 euro, 22 e perfino 35. Una differenza non mi spiego se non con il fatto che sia un business. Abbiamo pagato tutto quello che c'era da pagare e in totale, dovendo rinunciare completamente ai test gratuiti, abbiamo speso oltre 300 euro. Una somma non da poco che non tutti possono permettersi e che comunque pesa sul bilancio mensile di una famiglia normale. Insomma, alla data del 10 gennaio in casa sono tutti positivi al covid, compreso Marco che aveva già prenotato la sua terza dose. Abbiamo passato circa 20 giorni in casa, mentre i rapporti con i vicini si facevano sempre più tesi perché i bambini facevano inevitabilmente rumore racconta ancora - Quando il figlio più grande poteva finalmente rientrare a scuola la sua classe è poi entrata in quarantena ma la Asl tardava a inviare la notifica ufficiale e abbiamo avuto difficoltà a prendere un congedo per covid in mancanza di una comunicazione. Alla fine ho dovuto aggiungere anche un ulteriore giorno di permesso, quello di lunedì 25, perché il bambino aveva bisogno del certificato del pediatra per rientrare in classe e il medico nel fine settimana naturalmente non c'era. Ora comunque si torna alla vita e al lavoro normale. Che di normale però non più niente. In quasi tutte le classi è un misto tra dad e presenza racconta E la dad è una sorta di facciata per far partecipare alla lezione chi è a casa, concessa dal punto di vista burocratico soltanto ai malati di covid o agli studenti in quarantena. Con 18 alunni in classe e quattro casa posso fare una lezione normale e sperare che chi non è a scuola riesca a seguire qualcosa. Se sei fortunato che quel giorno l'istituto ha una buona connessione in grado di coprire 23 classi che si connettono contemporaneamente, la cosa funziona anche e i genitori ci ringraziano perché così i ragazzi hanno un motivo per alzarsi, vestirsi e impegnarsi in qualcosa. Ci proviamo, ma alla fine chi è a casa riceve una didattica ancora più scadente della normale dad. La situazione è questa: a volte spero che escano tre positivi per andare tutti in dad e far funzionare meglio le lezioni, che così sono assurde. Ma intendiamoci, tutti ci dedichiamo a farlo, non ci piangiamo addosso, ci arrabattiamo per far funzionare le cose, lo facciamo da due anni. E a volte in classe ci ridiamo su, andiamo avanti e speriamo che le cose migliorino.
Laura Pesino
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