Amici o nemici, l'ambiguo legame di Pipistrello

Amici o nemici, l'ambiguo legame di Pipistrello
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Martedì 29 Dicembre 2020, 14:56
LA VITTIMA
«Sto male fratello mio». Era il 6 settembre scorso quando Fabrizio Moretto, 50 anni - freddato lunedì sera a colpi di pistola alla schiena a Bella Farnia mentre era a bordo di uno scooter - postava una foto che lo ritraeva insieme a Erik D'Arienzo, entrambi sorridenti come due amici. La data è quella del giorno della morte di Erik, trovato ferito sulla Pontina il 30 agosto scorso e deceduto dopo una settimana in ospedale. I due erano amici e proprio Pipistrello (questo il soprannome di Moretto) era stato l'ultimo a vedere vivo il 28enne, figlio di Ermanno D'Arienzo: agli investigatori aveva fornito una versione poco convincente sugli eventi di quella notte: prima ha raccontato di avere rinvenuto Erik sul bordo della strada, poi ha cambiato versione dicendo che il ragazzo era caduto dalla sella del suo scooter. Tanto che alla fine, alla luce degli esiti dell'autopsia che aveva rilevato come le ferite fossero assolutamente incompatibili con un sinistro stradale, Moretto assistito dall'avvocato Adriana Anzeloni - è stato indagato prima per tentato omicidio poi, alla morte del ragazzo, per omicidio volontario insieme a Michele Mastrodomenico, un uomo residente a Sabaudia. In questi mesi nei confronti di Pipistrello, separato con un figlio e nessun impiego stabile se non qualche lavoro saltuario da muratore, non è stata adottata dai magistrati alcuna misura cautelare ma su di lui erano concentrati sguardi e attenzioni di molti, familiari e non della vittima. Gli investigatori sono orientati a ritenere che Erik D'Arienzo sia stato vittima di un gruppo con il quale aveva contratto debiti per droga ma i familiari sono sempre stati convinti che Moretto non abbia detto la verità e in qualche modo volevano che facesse il nome del responsabile dell'omicidio. «Devi togliere questa foto brutto maledetto bugiardo. Mio fratello è morto rispetta il nostro lutto. La dolce mano del mio fratellino che toccava la spalla di un falso come te» scriveva la sorella di Erik sotto la foto postata da Moretto. «Sei scappato racconta la Verità piuttosto Vergognate cotardo» ha commentato un'altra familiare del ragazzo. Pipistrello però ha continuato a raccontare della caduta dal motorino e nonostante qualche pressione affinché facesse i nomi del presunto omicida nella convinzione che fosse stato lui ad accompagnarlo da chi poi lo aveva picchiato fino ad ucciderlo. Ma lui non lo ha mai fatto. E qualcuno racconta che non era tranquillo, che subiva queste forzature a fatica ma nonostante ciò ha sempre dichiarato che il suo amico era caduto dallo scooter. Qualcuno ha detto che dopo quella tragedia era «un morto che camminava» e oggi sembra difficile credere che la sua fine possa non essere legata a doppio filo a quella dell'amico.
Elena Ganelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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