Lagarde: «Jobs act ok, ora giù le tasse» Ma venerdì lo sciopero fermerà l'Italia

Lagarde: «Jobs act ok, ora giù le tasse» Ma venerdì lo sciopero fermerà l'Italia
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Mercoledì 10 Dicembre 2014, 06:15
IL LAVORO
ROMA «Renderà il mercato del lavoro migliore». Il direttore del Fondo Monetario internazionale, Christine Lagarde, promuove il Jobs act appena varato dal governo. E sono parole importanti per Renzi. Forse scontate, visti i ripetuti appelli fatti anche dall'Fmi a riformare il sistema in direzione di una maggiore flessibilità. Ma il fatto che il giudizio positivo arrivi alla vigilia dell'incontro che Lagarde avrà con Renzi a Palazzo Chigi, nonché qualche giorno prima dello sciopero generale di Cgil e Uil, per il premier è un assist da cogliere al volo. Non servirà ovviamente a fermare la macchina dello sciopero, ma sarà utile per rivendicare la bontà del suo operato nel panorama internazionale, a dispetto delle agenzie di rating che ci declassano e dei burocrati Ue che sembrano non darci tregua.
Christine Lagarde ieri era a Milano, relatore d'eccellenza all'inaugurazione dell'anno accademico della Bocconi. Una platea di economisti prestigiosi ma anche di giovani fiduciosi. Pur se i numeri della disoccupazione giovanile in Italia - osserva Lagarde - «farebbero accigliare la Monna Lisa, e non farla sorridere». Cambiare le regole, allargare le tutele, migliorare le politiche attive, era quindi necessario. Di qui gli apprezzamenti per il Jobs act. Buono ma non sufficiente. Serve allineare il cuneo fiscale alla media europea, cosa che «potrebbe abbassare la disoccupazione giovanile di 4-8 punti percentuali» dice Lagarde. Ovviamente resta determinante la crescita. Oltre ai compiti a casa ben venga la politica monetaria («l'Eurozona deve dar fuoco a tutte le cartucce») e maggiore «flessibilità per sostenere gli investimenti pubblici».
Ma se a livello internazionale il Jobs act di Renzi piace, in Italia continuano le proteste che raggiungeranno l'apice venerdì con lo sciopero generale di 8 ore proclamato da Cgil e Uil. In programma ci sono 54 manifestazioni, di cui 10 regionali, 5 interprovinciali e 39 territoriali. Anche i lavoratori dei trasporti incroceranno le braccia assicurando solo le fasce obbligatorie. Pronostici sull'adesione? «Non temiamo un flop» dice Carmelo Barbagallo, leader Uil. E intanto Susanna Camusso, numero uno Cgil, già rilancia: se dopo il 12 dicembre «il governo tira dritto, andremo avanti con iniziative sul territorio, giuridiche e vertenze collettive».
Giusy Franzese
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