Festeggiata dai colleghi, Robecco si è detta «molto felice» di essere stata confermata e contenta del lavoro fatto nel mentenere i contatti fra i giornalisti e i vertici delle Nazioni Unite. Ma da quando è diventata presidente dell’Unca, la giovane reggiana ex-avvocato ha preso a cuore anche altre due battaglie: la protezione dei giornalisti nel mondo e la lotta contro le fake news. «Secondo il World Press Freedom Index – ci spiega – nel mondo l’ostilità contro i giornalisti va crescendo. I regimi autoritari stringono la morsa sui media, causando un aumento dell’odio e della paura».
Gli stessi regimi, aggiunge, «strumentalizzano le fake news per reprimere i mezzi di informazione liberi». In questa situazione fra l’incudine e il martello, Valeria Robecco cerca di sollecitare un impegno più deciso e coinvolto delle Nazioni Unite e chiede insistentemente che il Segretario Generale Antonio Guterres «nomini un inviato speciale per la protezione dei giornalisti».
L’inviato dovrebbe avere il diritto di far visita a giornalisti incarcerati, assistere giornalisti sotto processo, monitorare situazioni pricolose per la libertà di stampa: l’autorità che avrebbe in quanto inviato dell’Onu potrebbe diventare un’ «arma di dissuasione» a protezione della stampa.
«Per me – spiega ancora Valeria Robecco – questa è un’istanza assolutamente necessaria nel momento attuale, in cui sempre più giornalisti sono sotto attacco». Qualche mese fa, intervenendo al World Press Freedom Day, Robecco ha aperto il suo discorso con una lunga lista di nomi. Erano i nomi dei colleghi che sono stati uccisi durante l’anno nel mondo: «Non c’è più tempo per le parole, abbiamo bisogno di agire» ha sollecitato.
La sua riconferma alla direzione dell’Unca, ha detto, le darà un’opportunità di impegnarsi ancora di più, e «fare un lavoro ancora migliore per promuovere la libertà di stampa».
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