Fra Cina e Taiwan alta tensione, Pechino: «L'indipendenza di Taipei significa guerra»

I cinesi fanno pressione perché alle imminenti presidenziali taiwanesi non vengano eletti candidati favorevoli all'indipendenza dell'isola

Fra Cina e Taiwan alta tensione, Pechino: «L'indipendenza di Taipei significa guerra»
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Mercoledì 25 Ottobre 2023, 15:05

L'indipendenza di Taipei significa «la guerra» nello Stretto di Taiwan. È la posizione della Cina riferita da Zhu Fenglian, la portavoce dell'Ufficio per gli affari di Taiwan del governo centrale, auspicando che «i compatrioti dell'isola apprezzino la pace e si oppongano all'indipendenza di Taiwan, lavorando coi compatrioti sulla terraferma per promuovere il ritorno delle relazioni sulla via dello sviluppo pacifico».

A meno di tre mesi dalle presidenziali taiwanesi sale lo scontro tra Pechino e William Lai, attuale vicepresidente e prossimo candidato del Partito democratico progressista, accusato di sposare la causa indipendentista.

Zhu, parlando in conferenza stampa, ha affermato che «attualmente, le relazioni tra le due sponde dello Stretto si trovano in un momento critico e l'isola si trova di fronte a una scelta cruciale tra pace e guerra, prosperità e declino.

Ci auguriamo che i compatrioti di Taiwan, dal punto di vista della salvaguardia della propria sicurezza e del proprio benessere, decidano di opporsi in modo risoluto alla prospettiva dell'indipendenza e fare scelte razionali».

La portavoce, nel resoconto dei media statali, ha preso di mira William Lai, dato dai sondaggi in testa nella corsa presidenziale anche se con margini più ristretti, per le sue ultime osservazioni sull'indipendenza di Taiwan, accusato di «fingere di difendere la pace», ma di cercare «di raggiungere l'indipendenza attraverso la forza e la dipendenza dalle potenze straniere, affrontando al tempo stesso il dialogo e la cooperazione tra le due sponde dello Stretto, il che è del tutto ingannevole».

Le autorità del Partito democratico progressista, ora al potere a Taipei con la presidente Tsai Ing-Wen, «non tengono conto dell'opinione pubblica di Taiwan, aderiscono persistentemente alla posizione dell'indipendenza, aumentando i rischi di tensione e disordini nello Stretto di Taiwan, il che è estremamente pericoloso e irresponsabile».

Intanto la Cina ha esortato le aziende taiwanesi che hanno aziende sul suolo cinese a mostrare «responsabilità», dopo che Pechino ha lanciato l'indagine su Foxconn, il più grande l'assemblatore di iPhone al mondo, per irregolarità fiscali e legate all'uso dei terreni dei suoi siti produttivi.

Foxconn ha oltre un milioni di dipendenti la maggior parte dei quali lavora in città-fabbriche in Cina che hanno anche oltre 300mila abitanti-dipendenti.

«Le autorità competenti cinesi trattano tutte le imprese allo stesso modo e conducono indagini di conformità in base alle leggi e ai regolamenti», ha affermato Zhu Fenglian, un portavoce dell'Ufficio per gli affari di Taiwan del governo centrale, che ha in carico i rapporti con l'isola. La notizia delle indagini su Foxconn, il più grande datore di lavoro del settore privato cinese con oltre un milione di lavoratori, è stata riportata nel fine settimana dal Global Times, il tabloid del Quotidiano del Popolo, senza specificare i contenuti delle indagini e le relative contestazioni.

Ma, oltre a osservare che l'iniziativa fa parte di «un normale comportamento delle forze dell'ordine», ha aggiunto che «mentre le aziende di Taiwan condividono i dividendi della crescita e centrano un rapido sviluppo in Cina, dovrebbero anche assumersi una corrispondente responsabilità sociale e svolgere un ruolo attivo nel promuovere lo sviluppo pacifico delle relazioni tra le due sponde dello Stretto».

William Lai, il vicepresidente di Taipei e candidato del Partito democratico progressista alle presidenziali di gennaio 2024, ha avvertito in settimana che le aziende taiwanesi con sede in Cina potrebbero essere costrette a trasferirsi se si sentono «ingiustamente sotto pressione», esortando Pechino ad «amare e valorizzare» le imprese taiwanesi e a non fare pressioni su di loro «ogni volta che ci sono le elezioni, chiedendo loro di esprimere fedeltà o addirittura di sostenere candidati specifici».

L'amministrazione della presidente taiwanese Tsai Ing-wen ha parlato apertamente dele indagini come del tentativo della Cina di intromissione negli affari dell'isola: il fondatore di Foxconn, Terry Gou, ha annunciato di voler correre come indipendente alle presidenziali dopo aver mancato la nomination dei nazionalisti del Kmt, tradizionalmente più vicini alle posizioni cinesi. 

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