Accusa in tv la vicina di «sesso troppo rumoroso» e si becca una denuncia: condannata a 10mila euro di risarcimento

Per la Corte Suprema spagnola si trattava di un'ingerenza illegittima nei diritti all'onore, alla privacy e all'immagine della donna

Spagna, in tv accusa la vicina per «sesso troppo rumoroso» e si becca una denuncia: condannata a 10mila euro di multa
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Mercoledì 2 Agosto 2023, 14:21

Una cittadina spagnola residente nella provincia di Salamanca, in Spagna, diceva di non riuscire a dormire per via di presunti rumori causati dalla «feroce» attività sessuale della vicina. Aveva denunciato la cosa in diretta tv nel 2017, durante un servizio della trasmissione 'La Mañana" della Televisión Española (TVE), emittente di stato spagnola.

Sei anni più tardi, sia l'intervistata che la Corporazione radiotelevisiva spagnola (RTVE) - gruppo a cui appartiene TVE - sono state condannate a pagare un risarcimento di 10mila euro a testa alla citata dirimpettaia. Per la Corte Suprema spagnola si è trattato di «un'ingerenza illegittima che offendeva il diritto all'onore, alla privacy e all'mmagine» della querelante.  

Il fatto

Nel servizio incriminato si affermava che in quel palazzo abitava una giovane già multata dal consiglio comunale di Salamanca per aver «emesso rumori che superavano i decibel consentiti». Nel servizio la giornalista riferiva che il baccano proveniva dal suo letto, situato nell'appartamento al piano di sopra dell'intervistata: a detta di quest'ultima, i rumori erano «così forti da far cadere gli oggetti posti sullo scaffale». 

L'intervistata non solo lamentava di non riuscire a dormire, a causa del baccano molesto.

Mostrava anche le crepe di casa sua, spiegando che anche il termosifone «vibrava». In più avrebbe addirittura fornito dettagli sulle espressioni udite in quei momenti, aggiungendo di essersi convinta della possibilità che la vicina fosse dedita alla prostituzione. 

La condanna

Il tribunale provinciale di Salamanca ha inizialmente respinto la richiesta di risarcimento (20.000 euro in totale) avanzata dalla diffamata, oppenendo il principio della libertà di espressione. Non è chiaro se il suo nome fosse stato pronunciato esplicitamente nel servizio oppure no. Fatto sta che la prima sentenza è stata impugnata dalla querelante. 

In secondo grado di giudizio, i giudici di Salamanca hanno accolto le motivazioni dell'accusa, condannando la vicina e TVE al pagamento del risarcimento richiesto. In aggiunta a ciò, avrebbero anche dovuto diffondere, a loro spese, uno spazio informativo su "La Gaceta de Salamanca" recante le motivazioni della sentenza. Inoltre, la TVE avrebbe dovuto dare altra visibilità pubblica al verdetto giudiziario, leggendone il testo all'interno dello stesso programma in cui era stato trasmesso il servizio incriminato (o in alternativa, nel telegiornale di prima serata). Da qui il ricorso alla Corte Suprema dei condannati.   

La decisione finale della Corte Suprema

I giudici del "Tribunal Supremo" spagnolo hanno confermato la sentenza di secondo grado, dicendo "sì" alla richiesta di risarcimento della donna. La Corte ha stabilito che le informazioni e le espressioni emesse non si riferivano a questioni di rilevanza pubblica o di interesse generale. Inoltre - come riferisce la testata spagnola Abc - per la corte il servizio si basava solo sulla «morbosità relativa ad aspetti della vita intima di una persona, con ripetute insinuazioni che i rumori fossero collegati con alla sua attività sessuale, con suggerimenti di promiscuità e insinuazioni sul fatto che lei potesse dedicarsi anche alla prostituzione».

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