Una maggiore età per i social, come c'è per il sesso o per votare alle elezioni. I francesi vogliono tracciare una linea rossa: sotto i 15 anni niente Facebook (che sarebbe poco grave per i giovanissimi che ormai lo snobbano) ma anche impossibilità di connettersi a YouTube, Snapchat, TikTok, Instagram, Twitter. Insomma, social network proibiti agli under 15. Se l'età per il "consenso digitale" è nozione europea già recepita dagli stati membri, con oscillazioni che vanno dai 13 ai 16 anni, la Francia si appresta a mettere il dito nella piaga di norme che in realtà restano, se non ignorate, ampiamente aggirabili. Ieri è arrivata all'Assemblée Nationale la proposta del deputato centrista Laurent Marcangeli (del gruppo Horizons) che fissa a 15 anni la soglia per poter avere la patente di libera circolazione nel mondo dei social.
Per la prima volta s'immaginano controlli, verifiche e soprattutto multe, per imporre il rispetto anagrafico.
Altra novità, in caso di negligenza da parte di Instagram e compagnia, è prevista un'ammenda che non può comunque superare «l'uno per cento del loro volume d'affari». Cifre grosse in assoluto (Meta potrebbe per esempio versare un po' più di 1,1 miliardi di dollari), ma piccola cosa rispetto all'attività globale. Che consentirebbero al gruppo di Zuckerberg, per esempio, un esonero totale di controllo sull'età dei suoi seguaci, sborsando una volta per tutte una somma non proibitiva.
In Francia il dibattitto è aperto. E potrebbe facilmente superare i confini. L'idea non dispiace per esempio a Rino Agostiniani della Società Italiana di Pediatria (Sip) e autore di studi sugli effetti social sulle giovani generazioni: «Penso che sia un segnale importante, al di là della reale possibilità di applicare le regole, perché comunque evidenzia la pericolosità di alcuni comportamenti. Trovo questa strategia normativa del tutto condivisibile». In un recente studio i pediatri italiani hanno evidenziato la diffusione della «depressione da social» nei giovanissimi e il dilagare di patologie e malefatte che costituiscono un allarmante catalogo: «Disturbi alimentari, cyberbullismo disturbi del sonno, dipendenza, ansia, problemi legati alla sfera sessuale, problemi comportamentali, distorsione della percezione del proprio corpo, ridotta attività fisica, grooming (adescamento, ndr) online, problemi alla vista, cefalea e carie dentali». «In molti casi si legge sempre nello studio italiano - si tratta di rischi che aumentano con l'aumentare del tempo di utilizzo: dal disagio psicologico al mal di testa, dai disturbi visivi e posturali alla rachialgia, dalla tendinite al cosiddetto "pollice da sms"».
EFFETTO PANDEMIA
Certo, i social sono inevitabili, portatori anche di cose buone, elemento di socialità, cultura, informazione. «Ma i ragazzi devono essere accompagnati dice Agostiniani - Di sicuro la pandemia ha colpito, probabilmente ha amplificato un fenomeno già in atto, ma in ospedale vediamo chiaramente aumentare il numero di bambini e adolescenti con disturbi neuropsichiatrici o comportamentali. I social non sono l'unica causa, ma fanno parte del contesto. Ben vengano delle norme, se servono a far riflettere sui comportamenti».
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