Gli Stati Uniti lanciano l'allerta: la Serbia sta ammassando truppe al confine con il Kosovo, teatro di sanguinosi scontri nello scorso weekend. Washington ha chiesto a Belgrado di «ritirarle immediatamente», mentre la Nato ha dato il via libera al dispiegamento di nuove forze nel nord della repubblica kosovara «per poter continuare a garantire un ambiente sicuro a tutte le persone che ci vivono».
Kosovo, l'allarme degli Usa
Il portavoce della del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, ha infatti reso noto che Washington «vede un importante dispiegamento militare serbo lungo il confine», compresa - ha precisato - l'istallazione «senza precedenti» di artiglieria, carri armati e unità di fanteria.
LA SITUAZIONE
La Kfor, ha poi precisato un funzionario, «sta aumentando la sua presenza e attività nel nord del Kosovo e nelle aree attorno alla linea del confine amministrativo (con la Serbia, ndr) per continuare a portare a termine il suo mandato di fornire un ambiente sicuro e protetto a tutte le persone che vivono in Kosovo». A rimpolpare le file delle truppe Nato saranno, «se necessario», militari britannici: il ministero della Difesa di Londra ha infatti messo a disposizione della Kfor un battaglione tra i 500 e i 650 soldati.
In un colloquio con il presidente serbo Aleksandar Vucic, il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha ribadito «la necessità immediata di allentare le tensioni con il Kosovo e di chiedere conto ai responsabili dei recenti attacchi violenti». «Ho inoltre sottolineato l'importanza di attuare pienamente gli impegni assunti nell'ambito del dialogo facilitato dall'Ue», ha scritto lo stesso Blinken su X. Dal canto suo il presidente serbo Vucic ha smentito di aver firmato l'ordine di «più alto livello di preparazione al combattimento», assicurando che, nella zona a ridosso del confine con il Kosovo, Belgrado «non ha nemmeno la metà delle truppe che aveva due o tre mesi fa».
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