Putin spaventa l’Europa: «Avanti con la nuova Russia». Le mire sui Paesi baltici

Il discorso sulla piazza Rossa: «Insieme mano nella mano con le regioni annesse»

Putin spaventa l’Europa, avanti con la nuova Russia. Le mire sui Paesi baltici
di Marco Ventura
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Martedì 19 Marzo 2024, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 09:17

Putin fa più paura, adesso. Rilancia sulla “Nuova Russia” delle province occupate in Ucraina e le sue mire coprono fino ai Baltici. A dispetto di una guerra che ha clamorosamente violato il diritto internazionale, e a dispetto delle sanzioni occidentali, il Presidente russo ha incassato un autentico plebiscito e le congratulazioni di numerosi Paesi. Non soltanto di quelli tradizionalmente inseriti dagli Usa nell’asse del Male, ovvero Corea del Nord, Iran, Siria, Venezuela, ma anche l’India di Narendra Modi, la più grande democrazia del mondo per numero di elettori. Modi ha inviato allo Zar “congratulazioni di cuore” per il quinto mandato di 6 anni. E ha confessato di «non veder l’ora di lavorare insieme per rafforzare ancora di più il collaudato partenariato strategico speciale e privilegiato tra India e Russia negli anni a venire». 

Il messaggio più atteso cementa l’alleanza “d’acciaio” che si è rivelata decisiva nel corso della guerra in Ucraina, quello del cinese Xi Jinping, che non solo ha garantito alla Russia la copertura diplomatica all’assemblea delle Nazioni Unite, ma ha gettato a Putin e al suo apparato industriale e commerciale la ciambella di salvataggio che gli ha permesso di resistere con successo alle sanzioni occidentali.

Secondo Xi, il risultato delle elezioni «riflette pienamente il sostegno del popolo», e la Cina conferma l’importanza che attribuisce alle relazioni bilaterali con Mosca. Tra i due leader è maturata, in chiave anti-Occidente «una profonda amicizia personale» che si è irrobustita e approfondita in 42 incontri lungo 10 anni. A dispetto delle assicurazioni cinesi di neutralità e di voler mediare la pace, fondate sulla dichiarazione di principio della sovranità e integrità dell’Ucraina, in tutti i momenti cruciali la Cina si è schierata con Putin. Lo zar dalla piazza Rossa, dove ha celebrato il decennale dell’annessione della Crimea, rilancia: «Avanti con le nuove regioni mano nella mano. Il viaggio del Donbass è stato più difficile ma ce l’abbiamo fatta».

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L’ONU

A cominciare dall’emiciclo delle Nazioni Unite: continueranno ad avere rapporti istituzionali e politici con la Russia. Xi Jinping insiste che «la partnership cooperativa strategica tra i nostri due Paesi è al livello migliore nella storia». Putin ricambia affermando che «ogni sforzo di Paesi anti-cinesi a Taiwan e l’imposizione di sanzioni alla Cina sono destinati a fallire». Di una «nuova era di amicizia bilaterale» parla il leader nord-coreano, Kim Jong-un. E spostandoci in Africa, dove con l’apporto delle truppe mercenarie Wagner la Russia ha esteso la zona d’influenza nella fascia sub-sahariana a scapito di Francia e Stati Uniti, si complimentano Paesi rovesciati da golpe come Niger, Mali e Burkina Faso. In nome di un antico rapporto di amicizia, anche il saudita Bin Salman augura «buona salute e felicità a Putin». Venezuela, Bolivia e Nicaragua, più che altro in chiave antiamericana, si uniscono al coro. E insomma, il quadro che emerge non è affatto quello dell’isolamento della Russia come paria dopo l’invasione dell’Ucraina (e dopo l’incriminazione di Putin al Tribunale penale internazionale) su cui l’Occidente ha puntato dall’inizio della guerra. Prende atto del risultato Washington. «Niente di queste elezioni era imprevedibile, Putin ha chiuso lo spazio politico, ha imprigionato gli oppositori, alcuni sono morti tragicamente, non c’è stato niente di libero o equo, e il risultato era predeterminato», attacca il Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Jake Sullivan. Eppure. «La realtà è che Putin è il presidente della Russia e dobbiamo fare i conti con questa realtà». È in questo contesto che si inseriscono le preoccupazioni degli osservatori internazionali riguardo al disegno che Putin coltiva oggi. La sua idea è da sempre quella di riunire tutti i russi, incluse le minoranze, sotto l’ombrello della Madre Russia. L’Ossezia del Sud, proprio in questi giorni, dialoga con Mosca nella prospettiva di un’annessione alla Russia. E si tratta di una piccola ma significativa provincia incastonata nella Georgia insieme alla Abcasia. Più rischiosa addirittura la situazione in Moldova, dove la fascia che confine con l’Ucraina, la Transnistria, vede un migliaio di soldati russi schierati a difesa di ribelli secessionisti pro-Putin. E Moldova e Georgia sono entrambi Paesi che hanno avviato il percorso di avvicinamento all’Unione Europea. Per non parlare degli Stati Baltici, dove sono presenti minoranze russe, e che però godono dello scudo protettivo della Nato.

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